mercoledì 25 maggio 2011

La proposta irresponsabile della Nestlé: mettiamo l’acqua in Borsa

Altro che acqua bene comune! La multinazionale svizzera Nestlè, già sotto boicottaggio per la sua politica sul latte in polvere per l’infanzia, sostiene che l’oro blu va del tutto affidato alle leggi della domanda e dell’offerta. Altolà dell’Istituto europeo di ricerca sulle politiche dell’acqua. Replica del Comitato italiano per il contratto mondiale dell'acqua.

Istituire una Borsa dell'acqua. È questa l'ultima uscita della multinazionale Nestlé. Lo ha dichiarato all'agenzia di stampa Reuters il presidente Peter Brabeck, sottolineando che una scelta di questo tipo «così come per altre materie prime, contribuirebbe a regolare il problema della carenza di questo bene prezioso».
Immediata la risposta di Riccardo Petrella, presidente dell'Istituto europeo di ricerca sulle politiche dell'acqua (Ierpe), il quale ha affermato che si tratta di «una proposta irresponsabile e ridicola».
In un comunicato, la Facoltà dell'acqua, attiva presso il Monastero del bene comune di Verona, spiega che Brabeck vuole "risolvere" il problema della concorrenza, nella regione canadese di Alberta, tra agricoltori che necessitano d'acqua per i raccolti e le compagnie petrolifere che utilizzano ingenti quantità d'acqua per estrarre il petrolio dalle sabbie bituminose. Secondo il presidente della Nestlé, «quando la domanda aumenta, il mercato reagisce e la gente comincia a usare la risorsa in maniera più efficiente».
La proposta di Nestlé ha già trovato consenso nel governo di Alberta che come primo passo, ha inventato la distinzione tra diritti alla terra e diritti all'acqua, in modo che il possesso della terra non dia automaticamente diritto all'acqua che vi scorre.
Petrella non ha dubbi sul fatto che «affidare l'acqua alla Borsa significa confiscare ai popoli della Terra un bene comune pubblico insostituibile per la vita, consegnando il futuro della vita di milioni di persone al potere di arricchimento di pochi grandi speculatori finanziari». E aggiunge: «I propagandisti dell'acqua rara (oro blu) sono gli stessi che hanno prodotto la penuria della risorsa idrica imponendo politiche economiche predatrici ed usi insostenibili e inquinanti. Non possiamo permettere a questi gruppi la possibilità e il potere di imporre la loro irresponsabilità. Sarebbe indecente».

Sulla questione è intervenuto anche Rosario Lembo, presidente del Comitato Italiano per il contratto Mondiale dell'acqua, con una secca replica: «L'acqua non è una merce e pertanto è assurdo creare una Borsa mondiale dell'acqua! La proposta di consolidare un approccio già dominate che punta a classificare l'acqua come una merce a valenza economica, costituisce una provocazione che lascia chiaramente trasparire gli interessi dei principali gruppi economici e finanziari mondiali, e come intendono gestire e governare il bene comune acqua nel corso dei prossimi anni. Questa proposta va rigettata con forza attraverso azioni di contrasto da parte dei cittadini di ogni parte del mondo».
«È assurdo pensare - aggiunge Lembo - che l'accesso all'acqua potabile, che l'Onu ha di recente riconosciuto come un diritto umano, possa essere regolato attraverso una Borsa mondiale, analogamente a quanto è purtroppo avvenuto per il petrolio, i semi, il grano. Non è attraverso lo strumento del prezzo che si può pensare di contrastare la competitività crescente tra gli usi produttivi delle risorse idriche e quindi fra agricoltura ed idroelettrico o di ridurre gli sprechi, affidando all'aumento del prezzo la riduzione dei consumi per superare i trend crescenti di depauperamento e scarsità delle risorse idriche».
E conclude : «Anche in chiave italiana, questa proposta costituisce un campanello di allarme che deve fortemente stimolare gli italiani a recarsi il 12 e 13 giugno a votare i referendum sull'acqua. Per dire forte che l'acqua non è una merce e non appartiene ai mercati e alle Borse, ma ai cittadini che devono farsi carico, in maniera responsabile e solidale, rispetto agli usi ed alle modalità con cui garantirne l'accesso alle future generazioni».


Tratto da: Nigrizia 12-5-2011

mercoledì 18 maggio 2011

"Troppo Trafficu PPI nenti": gli inibitori di pompa protonica alla ricerca di prove nel presunto reflusso gastro-esofageo

Una anticipazione della Pagina Gialla relativa al numero di Maggio di Medico e Bambino che stà per uscire. Il titolo della notizia è già un programma: "Troppo trafficu PPI nenti".


Ci perdonera’ Camilleri se utilizziamo il titolo in lingua sicula della sua ultima splendida commedia (“un archetipo siciliano della piu’ nota commedia di William Shakespeare Molto rumore per nulla”), per descrivere con una frecciata, con un gioco di parole che ha la forza e la sintesi di un segno di Zorro, la incontenibile epidemia di diagnosi di malattia da reflusso nel lattante e l’altrettanto incontenibile aumento delle prescrizioni di farmaci antiacidi, inibitori della pompa protonica (PPI appunto…), in bambini piccoli e piccolissimi e probabilmente sani.

Una metanalisi appena pubblicata su Pediatrics (vander Pol RJ et al Pediatrics 2011; 127:925-35) rimarca che per quanto riguarda il lattante non esiste, alla fine delle fini, alcuno studio che dimostri che i PPI sono piu’ efficaci del placebo nel controllo di sintomi ritenuti suggestivi di malattia da reflusso: dalla facilita’ al vomito, al pianto ai pasti, all’arching e via discorrendo.


La metanalisi raccomanda quindi che questi farmaci non siano mai utilizzati nel lattante a fronte di una sospetta malattia da reflusso. Ma forse, piu’ opportunamente, avrebbero dovuto concludere che l’inefficacia dei PPI non è altro che la controprova che i lattanti che ricevono i PPI per una sospetta malattia da reflusso gastroesofageo di regola non sono affetti da questa condizione.


La diagnosi di malattia da reflusso gastroesofageo nel lattante viene posta spesso in maniera automatica, a “tutti i costi”, prima ancora di valutare criticamente se i disturbi che il bambino manifesta siano o no segno di una malattia ed eventualmente di prendere in considerazione anche ipotesi diverse (e magari anche piu’ gravi). Proprio come nel caso dei tre lattanti, provenienti da tre diverse regioni italiane (è proprio il caso di dire che l’incubo del RGE unisce la pediatria italiana), diagnosticati come affetti da malattia da reflusso gastroesofageo “intrattabile” (non responsivo ai PPI…) e affetti invece da ipsaritmia con spasmi in flessione (Taddio A et al Acta Paediatr 2011, April 11 ,10.1111/j epub-ahead of print)

domenica 1 maggio 2011

Le Giornate di Medico e Bambino. Mestre 6-7 Maggio 2011


Le Giornate di Medico e Bambino viaggiano per l’Italia, e quest’anno giungono a Mestre con l'insostituibile aiuto del dott. Giovanni Battista Pozzan e del dott. Mario Cutrone e con l'abbraccio dei tanti pediatri veneti che non mancano mai di darci prova della loro calorosa ospitalità.

Le caratteristiche portanti delle Giornate sono sempre le stesse: uno schema modellato sul sommario di Medico e Bambino, con Editoriali, Pagina Gialla, Aggiornamento, Problemi Correnti, e con un seminario che occupa lo spazio della rubrica Oltre lo Specchio, dedicato quest’anno all’adolescente.

Come al solito, quindi, si tratterà di un’occasione di incontro caratterizzato dalla varietà e numerosità, ma anche coerenza, degli argomenti trattati, per lo più multi-specialistici, ma sempre mirati all’interesse del pediatra generalista. Un taglio rapido ed essenziale, con presentazioni concise e largo spazio alla discussione.

Le presentazioni "giovani" e dei pediatri di famiglia ci porteranno a discutere su casi concreti, vere e proprie testimonianze della pediatria dei nostri giorni.

Ma c’è tutto nel programma.

Arrivederci, quindi, a Mestre