lunedì 15 luglio 2013

Negata l'assistenza del pediatra ai bambini figli di immigrati irregolari: la scelta sbagliata della Regione Lombardia



“Rivolgersi alla salute dei migranti non è solo una giusta causa umanitaria ma è anche un bisogno per un migliore livello di salute e benessere di tutti coloro che vivono in Europa.”


Il 20 dicembre 2012 la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano ha approvato un Accordo che, tra l’altro, prevede l’iscrizione al SSN e l’assegnazione del pediatra di libera scelta anche ai minori con i genitori in condizioni di irregolarità giuridica. Questo atto completerebbe la visione inclusiva delle norme che già prevedono per i minori stranieri con i genitori presenti regolarmente, i minori non accompagnati, i neonati figli di irregolari per i primi 6 mesi di vita, l’iscrizione al SSN. Prima dell’approvazione dell’Accordo solo 6 ambiti territoriali prevedevano una copertura sanitaria anche per questa tipologia di minori.

Nel commento al News Box pubblicato sul numero di  Gennaio di Medico e Bambino che riportava questa importante notizia (ASSISTENZA SANITARIA ALLA POPOLAZIONE STRANIERA: SANCITO L’ACCORDO CONFERENZA STATO-REGIONI. Medico e Bambino 2013;32:21-22)  scrivevamo: 
"L’accordo “last minute” voluto dal Ministro Balduzzi rappresenta sicuramente una buona notizia, che va nella direzione riconosciuta di garantire una maggiore uniformità, nelle Regioni e nelle Province autonome, dei percorsi di accesso e di erogazione delle prestazioni sanitarie.  In Italia ci si rapporta con una politica sull’immigrazione condizionata negli ultimi anni da approcci ideologici molto diversi, e con percorsi di inserimento, di integrazione e di promozione anche in ambito sanitario, che devono necessariamente essere implementati e realizzati localmente".

Ad oggi solo le Regioni Lazio, Puglia, Campania, Calabria, Liguria, Friuli Venezia Giulia e la Provincia Autonoma di Trento hanno formalmente ratificato l’Accordo ma non introducendo, al momento, alcuna significativa novità. In particolare si evidenza purtroppo proprio la lentezza e l’indecisione sull’aspetto dell’iscrizione al SSR dei minori, figli di immigrati senza permesso di soggiorno. In questa dinamica, in cui si nota anche silenzio di un Ministero della salute che ha gli strumenti per porre fine all’indecisione diffusa, all’inizio di luglio 2013 la Regione Lombardia ha bocciato la proposta di estendere il pediatra anche ai figli di immigrati irregolari. Ciò ha prodotto una vasta polemica che ha fatto emergere una grande ignoranza sui temi specifici, sia in ambito normativo e scientifico-organizzativo.

Contro questa decisione si sono pronunciate la Società Italiana di Pediatria, l'Associazione Culturale Pediatri, la FIMP, la Società italiana di medicina delle Migrazioni


Le ragioni sono molto semplici e stanno in un Diritto di salute che non può essere parziale e che nel caso del bambino lo espone ad un alto rischio in termini di tutela della salute.  Come scrive Salvatore Geraci su Salute Internazionale: "L’analisi delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) evidenzia come la maggior parte dei ricoveri ordinari pediatrici (0-14 anni) si verificano nella classe di età al di sotto dei 5 anni (come per altro anche tra i minori italiani) e sono l’8,9% sul totale dei ricoveri pediatrici per minori con i genitori provenienti da paesi a forte pressione migratoria (PFPM) regolarmente residenti, e lo 0,7% per i non residenti (presumibilmente figli di immigrati irregolari). Interessante l’evidenza di come il peso medio dell’impegno assistenziale (e del costo) del ricovero nei minori stranieri non residenti sia significativamente più alto rispetto ai minori italiani ed agli stranieri residenti: 1,07 versus rispettivamente 0,71 e 0,73. Anche la durata media di degenza è quasi doppia: 8,5 giorni rispetto ai 4,7 giorni degli italiani e 5,7 degli stranieri residenti. Tutto ciò fa presupporre come le condizioni di salute per i minori figli di immigrati irregolari o con incertezza giuridica (STP ed ENI) siano già gravi all’atto del ricovero ed il trattamento più complesso. Infine una vasta indagine dell’Istat evidenzia, ad esempio, come i minori presenti in Italia nati in paesi non europei, hanno minore probabilità di sottoporsi ad una visita specialistica così come i minori privi della cittadinanza italiana anche se sono nati e cresciuti in Italia.

Medico e Bambino spera che ci possa essere un passo indietro rispetto a questo provvedimento che è contro i Diritti costituzionali e l'accordo della conferenza Stato regione del dicembre 2012.
Il diritto a una nascita e a uno sviluppo sociosanitario in sicurezza sono diritti inalienabili ed è nostro compito di cittadini, di medici e di operatori sanitari batterci perché li si possa garantire sempre e in ogni situazione a tutte le donne e a tutti i bambini.