giovedì 30 giugno 2011

La Rubrica Domande & Riposte di Medico e Bambino. Conoscete la SIRT?

Come abbiamo avuto già modo di scrivere "Domande & Risposte" è una rubrica storica di Medico e Bambino. Una rubrica fatta di domande di estrema utilità pratica con risposte molto dirette, basate su quelle che sono le evidenze disponibili ma anche basate sulla "pratica" degli esperti chiamati a rispondere.

Le domande vanno inviate alla redazione via mail (e-mail: domanderisposte@medicoebambino.com) oppure per posta (via Santa Caterina, 3 - 34122 Trieste). Delle risposte è responsabile il Comitato Editoriale di Medico e Bambino, che si avvale del contributo di esperti per ogni singola disciplina pediatrica.



LA DOMANDA
DEL MESE

Sono la mamma di un bambino di 8 anni, che dall’età di 2 anni presenta crisi di tosse terribile a ogni raffreddore, prima ogni 15 gg, ora ogni mese circa. Dopo vari esami estremi (broncoscopia, pH-metria, gastroscopia) e dopo aver cambiato tre ospedali mi parlano di SIRT. Il bambino è inoltre allergico a pelo di gatto e graminacee, cosa che probabilmente spiega il ritardo nella diagnosi (sono state fatte varie spirometrie senza mai rilevare l’asma). Mi chiedo quando finiranno questi episodi, visto che a ogni rinite mensile ricompare la tosse. Volevo segnalarle, anche per gli altri bambini affetti, che il Ribes nigrum, prodotto omeopatico (1 o 2 volte al giorno per 2-3 giorni), è l’unico rimedio che riesce a sedare la tosse, altrimenti indomabile, di mio figlio (non tossendo più lo stimolo irritativo finisce e tutto migliora). Mi chiedo anche se è necessario per la diagnosi fare il test alla capsaicina.


Una mamma

LA RISPOSTA

L’acronimo SIRT (Sindrome da Iperreattività dei Recettori della Tosse) è stato coniato in occasione dell’articolo pubblicato su Medico e Bambino, oramai nel lontano 2000 (Longo G, Barbi E. La tosse (o le tossi) Medico e Bambino 2000;19:631-5), per identificare un particolare fenotipo di tosse che si esprime in modo abnorme per intensità, ma non per tipologia, in quanto accompagna, come tipicamente in ogni bambino, la fase iniziale dei comuni raffreddori. Nei soggetti che hanno costituzionalmente (?) l’iperreattività dei recettori (“heightened o increased cough receptor sensitivity”) la tosse, invece di essere una tosse “normale”, si esprime in modo oggettivamente “terribile” e con caratteristiche inconfondibili: stizzosa, squassante, incoercibile, autoamplificante, emetizzante, con timbro tracheale, poco o nulla responsiva alle terapie (antiasmatiche in particolare).

Queste caratteristiche che “non fanno dormire” il bambino e i genitori per almeno 2-4 giorni, sono tipicamente stereotipate e raccontate con gli stessi aggettivi e le stesse parole da genitori estenuati, oltre che preoccupati, ma specialmente disturbati dal non ricevere una diagnosi, una spiegazione, più ancora di una terapia che sia realmente efficace. La clinica e il racconto dei genitori sono così tipici che per la diagnosi non serve proprio dimostrare la maggiore sensibilità dei recettori con l’inalazione della capsaicina.

Malgrado la banalità della diagnosi, è molto comune che il bambino con tosse da SIRT non riceva la diagnosi corretta, o che a questa si arrivi soltanto dopo molte peripezie e non prima di “aver fatto tutto” sotto il profilo diagnostico, e “tentato tutto” sotto quello terapeutico. Direi che la “non diagnosi” fa parte delle caratteristiche tipiche della SIRT, come pure che a suggerirla siano più spesso i pediatri di famiglia che gli specialisti.

Nella SIRT, proprio perché non è una malattia, nessuna terapia risulta realmente efficace. Ma i sedativi della tosse (paracodina o simili) ad alte dosi, e dati prima di arrivare all’acme della tosse, come pure gli antistaminici di 1a generazione, a volte possono giovare. Non so nulla del Ribes nigrum (sarei scettico), anche se nella SIRT sono uso a dire che, in mancanza di una terapia specifica e di fronte a una tosse così “terribile”, qualsiasi cosa sembri servire può essere data. Spesso l’unica cosa che i genitori finiscono per fare è seguire i vecchi “consigli della nonna”, come dormire con due cuscini, somministrare il latte caldo con il miele e arieggiare bene la camera. Comunque armarsi di molta pazienza, sapendo che non è una malattia e nulla di grave può succedere. Con l’età, riducendosi la frequenza delle infezioni virali respiratorie, si ridurranno parallelamente gli episodi di tosse.

Ad accesso libero sul numero di giugno di Medico e Bambino nella rubrica Domande e Risposte (a cura di Giorgio Longo)

lunedì 20 giugno 2011

PENSI A UNA GRAVIDANZA? RICORDATI DELL'ACIDO FOLICO




Una gravidanza desiderata e programmata è una gravidanza più sicura. Il periodo che precede il concepimento è il momento ideale per cominciare a mettere in atto comportamenti più sani, utili alla salute della mamma e a quella del bambino

L’acido folico diminuisce il rischio di insorgenza di difetti del tubo neurale
. Pressoché tutti gli studi clinici dal 1981 ad oggi riportano una riduzione sia del rischio di occorrenza che di ricorrenza, pari ad almeno il 30-70%. La supplementazione periconcezionale potrebbe anche ridurre, in misura stimabile intorno al 10-20%, il rischio di difetti congeniti nel loro insieme, alcuni dei quali relativamente comuni, come le cardiopatie congenite e le labio+/-palatoschisi, oltre a difetti del tratto urinario, ipo-agenesie degli arti, onfalocele, atresia anale e la sindrome di Down.

Finanziato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), grazie ai bandi per la ricerca indipendente sui farmaci, è stato attivato nella Regione Veneto lo STUDIO ACIDO FOLICO.


Lo studio ha l’obiettivo
di valutare se la supplementazione periconcezionale con acido folico alla dose di 4 mg al giorno, in confronto alla dose standard di 0,4 mg, riduca maggiormente l’insorgenza delle malformazioni congenite nel loro insieme. Sara’ oggetto di valutazione anche la frequenza di ulteriori effetti benefici sugli esiti della gravidanza come il decremento di aborto spontaneo, di ritardo di crescita intrauterina, di pre-eclampsia, di distacco di placenta, di morte intrauterina, di parto pretermine, nonché la frequenza di comparsa di gravidanze gemellari.
Tra gli obiettivi, oltre alla diffusione del counseling preconcezionale nella pratica clinica, rivolto alle donne/coppie in età fertile come strumento efficace a sostegno della salute riproduttiva, vi è anche la promozione dello studio in altre regioni italiane e in altre nazioni, allo scopo di ottenere nell’arco di alcuni anni la realizzazione di una metanalisi prospettica, in grado di fornire risultati più validi e precisi. Ad oggi l’Olanda ha aderito al progetto, ha ottenuto il finanziamento e sta attivando lo studio che partirà nel corso del 2011.

L’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona è l’istituzione proponente, sede del Coordinamento generale del progetto, che ha attivato e conduce lo studio in collaborazione con le Unità operative e i Centri di randomizzazione coinvolti, nell’ottica di un’attività di rete collaborativa.

Lo studio interessa le diverse province della Regione Veneto, ed in particolare gli ambulatori ostetrico-ginecologici ospedalieri aziendali/universitari, gli ambulatori ostetrico-ginecologici territoriali, gli ambulatori della medicina generale (33 Centri di randomizzazione in Veneto e 2 in Lombardia)

Le donne in età fertile, che programmano la gravidanza
e manifestano tale desiderio presso gli ambulatori ginecologici ospedalieri e territoriali, dei medici di medicina generale, dei pediatri, delle ostetriche e delle assistenti sanitarie, distribuiti nelle diverse province della Regione Veneto, sono invitate a prendere contatto con i Centri che hanno dato la loro adesione per l’esecuzione del counseling preconcezionale, un colloquio informativo condotto da personale medico formato, che ha l’obiettivo di sostenere la salute riproduttiva, realizzando in maniera efficace le cure preconcezionali.

Successivamente all’esecuzione del counseling preconcezionale le donne saranno informate sugli obiettivi dello STUDIO ACIDO FOLICO, e alle donne interessate sarà offerta la partecipazione allo studio.








giovedì 9 giugno 2011

VACCINARE I BAMBINI PER SALVARNE 4 MLN ENTRO IL 2015


L'UNICEF: "SOSTENERE PROGRAMMI PER QUELLI CHE SONO ESCLUSI"

(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 9 giu. - Mentre i leader mondiali si preparano ad incontrarsi a Londra in occasione della conferenza dell'Alleanza Gavi prevista per la prossima settimana, l'Unicef invita i donatori a sostenere un impegno globale per vaccinare e salvare milioni di bambini entro il 2015. L'Unicef ha sottolineato che il miglior utilizzo dei fondi per i vaccini e' quello di sostenere i programmi che raggiungano prioritariamente i bambini attualmente esclusi da questi semplici vaccini salvavita. Oggi un bambino su cinque non viene vaccinato.

"Noi abbiamo i vaccini e l'esperienza tecnica per salvare milioni di bambini" ha detto Anthony Lake, direttore generale dell'Unicef, che sara' a Londra per la conferenza. "Ora dobbiamo abbinare la nostra conoscenza con il nostro impegno per aiutare i piu' poveri, i bambini piu' vulnerabili. Nessuna campagna di vaccinazione puo' dirsi pienamente riuscita se esclude i piu' difficili da raggiungere". L'Unicef e' nella posizione unica di essere coinvolto in ogni fase del processo di vaccinazione, fornendo vaccini al 56% dei bambini del mondo e lavorando sul campo in oltre 150 paesi. L'Unicef e' uno dei soci fondatori dell'Alleanza Gavi, che terra' una conferenza a Londra il prossimo 13 giugno; in occasione di questo meeting si spera che i paesi donatori sottoscriveranno impegni precisi per finanziare i vaccini fino al 2015. Oltre ad ampliare la rete per raggiungere tutti i bambini, l'attenzione deve essere data anche all'introduzione di nuovi potenti vaccini per paesi che non hanno accesso ad essi. La polmonite e la diarrea causano un terzo di tutti i decessi infantili, ed ora esistono nuovi vaccini contro alcune cause di queste malattie letali.

L'Alleanza Gavi, l'Unicef e i suoi partner vogliono salvare quattro milioni di bambini in piu' entro il 2015, mettendo in atto questi nuovi vaccini. Nonostante i significativi progressi nella riduzione della mortalita' infantile, quasi due milioni di bambini continuano a morire ogni anno per malattie prevenibili mediante le vaccinazioni.

(Wel/ Dire)

domenica 5 giugno 2011

Il Nuovo Piano Nazionale per l'eliminazione del Morbillo e Rosolia congenita


E' stato approvato, con l'Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2011, il nuovo Piano nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita (PNEMoRc) 2010-2015.


Il documento, nel ribadire gli obiettivi generali che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato per il 2015, ovvero:

  • eliminazione dei casi di morbillo endemico
  • eliminazione dei casi di rosolia endemica
  • prevenzione dei casi di rosolia congenita (<1 caso ogni 100.000 nati vivi)

illustra gli obiettivi specifici e le azioni da attuare per il loro raggiungimento:

  1. Raggiungere una copertura vaccinale >95% per la prima dose di MPR, entro i 24 mesi di vita, a livello nazionale, regionale e in tutte le ASL e >90% in tutti i distretti
  2. Raggiungere una copertura vaccinale > 95% per la seconda dose di MPR entro il compimento del 12° anno a livello nazionale, regionale e in tutte le ASL e >90% in tutti i distretti
  3. Mettere in atto iniziative vaccinali supplementari rivolte alle popolazioni suscettibili sopra i 2 anni inclusi gli adolescenti, i giovani adulti ed i soggetti a rischio (operatori sanitari e scolastici, militari, gruppi “difficili da raggiungere” quali i nomadi)
  4. Ridurre la percentuale di donne in età fertile suscettibili alla rosolia a meno del 5%
  5. Migliorare la sorveglianza epidemiologica del morbillo, della rosolia, della rosolia in gravidanza e della rosolia congenita e degli eventi avversi a vaccino
  6. Migliorare l’indagine epidemiologica dei casi di morbillo, inclusa la gestione dei focolai epidemici
  7. Garantire la diffusione del nuovo Piano e migliorare la disponibilità di informazioni scientifiche relative a morbillo e rosolia da diffondere tra gli operatori sanitari e tra la popolazione generale.

Le Regioni e Province Autonome hanno la responsabilità di garantire che tutte le ASL partecipino al programma verificando la disponibilità delle risorse operative necessarie. Dovranno, inoltre, individuare un coordinatore regionale con il compito di supervisionare le attività svolte sul territorio e di procedere alla valutazione semestrale degli indicatori di processo ed annuale degli indicatori di risultato.
I risultati delle valutazioni regionali dovranno essere trasmessi al Ministero della Salute ed all’Istituto Superiore di Sanità, ai fini del monitoraggio dell’andamento del Piano a livello nazionale.
L’ultima parte del Piano contiene vari allegati, compresa la modulistica necessaria per la notifica delle singole malattie.

giovedì 2 giugno 2011

POLITICHE SOCIO-SANITARIE A FAVORE DEI MINORI MIGRANTI


COMUNICATO STAMPA,
2 giugno 2010


POLITICHE SOCIO-SANITARIE A FAVORE DEI MINORI MIGRANTI


L'Italia si sta trasformando in una nazione multietnica e negli ultimi anni si è osservato un aumento progressivo del numero dei minori migranti: quelli regolarmente censiti nel 2000 erano 280.000, all'inizio del 2010 sono diventati 932.675. Un incremento così repentino e in un lasso di tempo così breve dei bambini stranieri ha determinato l'emergenza della loro vulnerabilità che, essendo secondaria anche alla inadeguatezza di alcune politiche socio-sanitarie, li discrimina dalla restante popolazione minorile residente in Italia.

Il numero di Maggio di Medico e Bambino riporta un articolo (a firma Francesco Cataldo, Salvatore Geraci, Maria Rosaria Sisto) che riguarda i diritti negati a tutti i bambini migranti (anche ai figli dei genitori stranieri regolari) e le politiche socio-sanitarie da promuovere per eliminare queste differenze:

1. L'iscrizione dei bambini stranieri presso il Pediatra di famiglia non dovrebbe essere limitata solo ai figli di genitori regolari ma dovrebbe essere estesa anche a tutti i minori che per qualsiasi motivo risiedono irregolarmente nella nostra nazione.

2. Alle donne immigrate clandestine, se gravide, dovrebbero essere permessi, senza che siano soggette a denunzia, regolari controlli sanitari durante la gestazione per evitare il loro maggior rischio di abortività, natimortalità e morbilità neonatale.

3. Nascere in Italia da genitori stranieri,anche se titolari di permesso di soggiorno, non comporta l'acquisizione della nostra cittadinanza (jus soli) ma quella del Paese dei genitori (jus sanguinis). Politiche sanitarie più giuste dovrebbero consentire la cittadinanza italiana a chi nasce in Italia, qualunque sia la sua etnia.

4. Nelle scuole, dove i bambini stranieri con ritardo scolastico sono numerosi a causa sopratutto della scarsa conoscenza della nostra lingua e dei loro svantaggi socio-culturali, adeguate politiche scolastiche dovrebbero prevedere corsi intensivi di lingua italiana, programmi didattici mirati, e la presenza di mediatori culturali.

5. Per garantire l'unità familiare, che ha tanta importanza per l'identità del minore e la sua maturazione psicologica e sociale, si dovrebbero facilitare i ricongiungimenti familiari, prolungare i permessi di soggiorno, renderli meno restrittivi e abolire il reato di clandestinità.

6. Dovrebbe essere rivisitata la normativa che prevede l'espulsione per i minori irregolari quando raggiungono i 18 anni, anche se sono cresciuti in Italia, ne hanno imparato la lingua e ne hanno frequentato la scuola, integrandosi con la nostra Società.


Cataldo F, Geraci S, Sisto MR.
Bambini immigrati: tutela legale e politiche socio-sanitarie (FREE)
Medico e Bambino 2011;30:306-10


Per informazioni scrivete alla Redazione di Medico e Bambino

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