giovedì 23 agosto 2012

GIORGIO BARTOLOZZI


È morto Giorgio Bartolozzi. Uno che sembrava non dovesse morire mai; una persona malata che sembrava la persona più sana di questo mondo; la più attiva, la più attiva che io abbia mai conosciuto; la più attiva e la più partecipe con quel che diceva; e forse anche la più amata dai pediatri. Girava l’Italia senza tregua, nei suoi ultimi e penultimi anni, chiamato dappertutto, dai pediatri di base così come dalla pediatria ufficiale, come relatore, e vivace animatore a questo, quello, quell’altro Congresso. Era un Maestro. Un didatta nato. Il suo libro di testo, Pediatria, Principi e Pratica clinica, credo sia stato il più letto, da studenti, da specializzandi, da pediatri.
Lo conoscevo, possiamo dire, da sempre. Ma l’ho conosciuto più da vicino nel corso di un’impresa “benefica”. Era il tempo della “alfabetizzazione della Pediatria”; un tempo un po’ eroico, iniziato, anzi esploso, nel 1978, assieme alla istituzione del Servizio Sanitario Nazionale. Soffiava ancora il venticello del ’68, e la voglia di rinnovamento, che allora si identificava, per la Pediatria, con l’Associazione Culturale Pediatri. E nel 1978 l’Associazione, con Burgio for President e con molti di noi come consiglieri, “occupava” la Direzione della Società Italiana di Pediatria: Occupy SIP. E istituiva dei corsi “modello” per pediatri di base, tre, uno al Nord, uno al Sud, uno al Centro: quello al Nord ha avuto un solo, bravo figlio (Tabiano, sempre vivo), quello al Centro nessuno, quello al Sud una piccola marea. Sono venuti da noi, allora, i pediatri di Perugia a chiederci, a me e a Giorgio, di organizzarne uno là, al Centro, che era rimasto sterile. E siamo andati in pellegrinaggio, quasi a piedi, a braccetto guardandoci ogni tanto, a chiedere al cattedratico di Perugia di far parte, naturalmente, anche lui del Corso, e, sostanzialmente, di lasciarcelo fare. Ce l’ha lasciato fare; ma se ero da solo, non so. Da allora abbiamo avuto una lunga stagione di impegni comuni; ma lui ne aveva sempre uno di più. Però sullo stesso fronte. Chiamati a parlare di questo e di quello, in pediatria di base; e imparavamo, via via che insegnavamo. Poi lui si è lasciato prendere dalla passione per i vaccini. Con una certa fatica iniziale, ad accoglierli, come diceva all’inizio, dura lex, sed lex; ma poi se n’è innamorato, e poi sempre più; si è innamorato dei loro progressi, dei loro effetti. Sapeva tutto, davvero, e portava in giro la sua passione.
Ha lavorato a lungo, anni e anni, più di 400 titoli, per Medico e Bambino, con Medico e Bambino; e non solo sui vaccini. È venuto sistematicamente, eccetto che negli ultimissimi tempi, ad animare gli incontri organizzati dalla nostra Rivista. Non mi sembra vero che non ci sia più.
Arrivederci, Giorgio.

Franco Panizon

martedì 14 agosto 2012

Procreazione Medicalmente Assistita in Italia

26 luglio 2012 - I dati raccolti e analizzati dal Registro nazionale della procreazione medicalmente assistita (Pma) mostrano un aumento, nel nostro Paese, della domanda di queste tecniche di riproduzione.

Nel 2010 i cicli di trattamento registrati superano i novantamila e i bambini nati grazie alla loro applicazione rappresentano, a oggi, il 2,2% dei nati in Italia. Lo riferisce la Relazione 2012 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1788_allegato.pdf sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di procreazione medicalmente assistita, relativa alle attività del 2010, e presentata al Parlamento a luglio 2012.

Le tecniche di Pma applicate appaiono più efficaci e sicure, infatti oltre a un aumento dei tassi di gravidanza ottenuti rispetto ai cicli iniziati (che sono passati, per quanto riguarda le tecniche a fresco, dal 18,8% del 2005 al 20,9 del 2010) si registra anche una riduzione sia delle gravidanze che dei parti trigemini che passano rispettivamente dal 3,4% e dal 2,7% del 2005 al 2,3% e all’1,9% del 2010. Questa diminuzione della percentuale di gravidanze e parti trigemini può essere attribuita anche, e soprattutto, alla diversa possibilità di applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita che deriva dalla modifica legislativa apportata a maggio 2009 dalla sentenza 151 della Corte costituzionale. La sentenza ha infatti dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art.14 della legge 40/2004 e in particolare la parte che prevede «un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre» (comma 2) e la parte che non prevede che il trasferimento degli embrioni debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna (comma 3).

In questi anni inoltre si è verificato un costante aumento dell’età media delle donne che si rivolgono alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, un fattore che influisce negativamente sulle probabilità di successo delle terapie applicate. Il grado di accessibilità delle tecniche di Pma (che si valuta con la rilevazione del numero di cicli a fresco eseguiti in un anno rapportati alla popolazione generale residente, a livello nazionale) ha quasi raggiunto gli standard di altri Paesi europei con l’offerta di 871 cicli a fresco l’anno per milione di abitanti, ma esistono ancora notevoli differenze a livello regionale. 

Differenze che permangono e si accentuano con un gradiente Nord-Sud anche quando si analizza la disponibilità di offerta di cicli a carico del Sistema sanitario nazionale (Ssn). In Italia, il 64,8% dei cicli a fresco eseguiti in centri di secondo e terzo livello risulta a carico del Ssn, ma con un range che varia dal 95,4% dei cicli offerti in Lombardia e dal 96,6% in Toscana a solo il 15,3% dei cicli offerti in Sicilia o al 17,0% nel Lazio, o addirittura a situazioni dove la totalità dei cicli è offerto in centri privati, come avviene in Calabria.

I dati del Registro nazionale procreazione medico assistita
Il Registro nazionale, sin dal 2006, raccoglie informazioni sulla totalità delle procedure eseguite nel Paese e su tutte le gravidanze ottenute grazie all’applicazione delle tecniche di Pma. Una percentuale di perdita di informazione si registra rispetto al monitoraggio delle gravidanze, valore che si è progressivamente ridotto negli anni di attività del Registro. Nel 2005, infatti, si rilevava una quota di gravidanze di cui non si conosceva l’esito pari al 43,2% mentre, in quest’ultima rilevazione, la perdita di informazioni si è ridotta all’11,4%.

Il quadro che emerge mostra un Paese con una discreta offerta di cicli di trattamento di Pma di cui una buona quota offerta dal Servizio sanitario nazionale. Il problema che si riscontra è rispetto alla diversità regionale rilevata, sia in termini di accesso alle tecniche sia per quanto riguarda la loro rimborsabilità.

Giulia Scaravelli - Registro nazionale procreazione medico assistita

Tratto da Epicentro, Il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica  
http://www.epicentro.iss.it/default.asp