venerdì 18 febbraio 2011

Vaccinazione antinfluenzale: il comunicato dell'Associazione Culturale Pediatri


Vaccinazione antinfluenzale: perché bisogna parlarne ora

In merito alla vaccinazione antinfluenzale l’Associazione Culturale Pediatri ritiene necessario attenersi alle Raccomandazioni ufficiali diffuse dal Ministero della Salute per la stagione 2010-11.

Dichiariamo la nostra disponibilità a partecipare alla discussione sulla eventuale opportunità di estendere le indicazioni alla vaccinazione antiinfluenzale qualora fosse dimostrato il suo vantaggio sulla base di studi scientifici robusti, che considerino gli outcomes indicati dal Ministero e che siano esplicitamente liberi da conflitti di interesse. Riteniamo però che tale discussione debba essere un supporto collaborativo da parte delle società scientifiche rispetto a un organo decisionale centrale responsabile delle politiche vaccinali. A questo organismo bisogna comunque fare riferimento riconoscendone l’ autorità e il potere decisionale.

Deprechiamo con forza che, come da diversi anni si sta verificando in Italia, si cerchi invece di forzare il cambiamento delle politiche vaccinali esprimendo anche in sedi non scientifiche e non istituzionali posizioni discordanti da quelle ministeriali non sempre sostenute da evidenze chiare e libere da conflitti.

Riteniamo utile ribadire insieme al Ministero l’importanza delle misure di protezione personale per ridurre la trasmissione dei virus influenzali. Fortemente raccomandato il lavaggio delle mani (in assenza di acqua, uso di gel alcolici), la buona igiene respiratoria, coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti, favorire l’isolamento volontario a casa delle persone con malattie respiratorie febbrili, specie in fase iniziale e l’uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale se presenti in ambienti sanitari.
Concordiamo con la scelta ministeriale di sottolineare il ruolo preventivo di prima scelta attribuito al lavaggio delle mani, pratica riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come una tra le più efficaci per il controllo della diffusione delle infezioni, non solo influenzali, anche negli ospedali.

La vaccinazione per i bambini sani di età compresa tra 6 mesi e 24 mesi (o fino a 5 anni) è invece un argomento attualmente al centro di discussione da parte della Comunità Scientifica Internazionale. I dati finora disponibili non consentono di condividere una valutazione positiva ai fini di una riduzione sensibile del rischio di morte, ricovero, malattia grave, nonostante la Sanità Americana, Canadese e di alcuni paesi della Comunità Europea abbiano scelto di vaccinare anche questi bambini. Rischio di morte, ricovero e malattia grave sono gli outcomes della vaccinazione antinfluenzale che devono essere dimostrati per giustificare la sua offerta attiva e gratuita all’intera popolazione dei bambini sani: questo è quanto dice il Ministero e con questa dichiarazione concordiamo pienamente. In mancanza delle prove di efficacia rispetto a questi outcomes, come per gli anni passati la vaccinazione antinfluenzale è stata offerta in modo attivo e gratuito solo ai bambini di età superiore ai 6 mesi affetti da gravi malattie croniche.

Vista la debolezza delle evidenze di efficacia rispetto agli outcomes indicati la ACP si propone di impegnarsi nella prossima stagione influenzale in uno studio ad hoc, indipendente e libero da ogni condizionamento, auspicando una massiccia partecipazione dei pediatri italiani.
Siamo consapevoli che le evidenze sono deboli anche per i soggetti a rischio e sarebbero utili specifici studi di valutazione anche per loro; per queste persone si deve però giudicare soddisfacente anche il raggiungimento di outcomes meno importanti come il semplice risparmio di qualche giorno di malattia dato che quei giorni di malattia potrebbero, per esempio, coincidere con l'inizio di un ciclo di chemioterapia o potrebbero intervenire in una fase di grave compromissione immunitaria. In una parola riteniamo che, in accordo col Ministero, si debba ritenere utile la loro vaccinazione in mancanza di evidenze contrarie.

Rosario Cavallo
Responsabile Segreteria Prevenzione malattie infettive

Paolo Siani
Presidente ACP

Il Direttivo ACP:
Carlo Corchia, Stefano Gorini, Chiara Guidoni, Tommaso Montini, Mario Narducci, Giuseppe Primavera, Maria F. Siracusano, Enrico Valletta, Luciana Nicoli


Articoli di Medico e Bambino sulla vaccinazione antinfluenzale 2010-2011

Rizzo C, Rota MC
Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2010-2011
Medico e Bambino 2010;29(8):504-7

Cavallo R
Influenza 2010-2011: le raccomandazioni del Ministero della Salute.
Medico e Bambino 2010;29(8):483-84
http://www.medicoebambino.com/?id=1008_483.pdf


domenica 13 febbraio 2011

Pochi pediatri nelle ASL. Indagine di Altroconsumo




È quanto rileva l'associazione di consumatori attraverso un’indagine condotta su 40 Asl di 9 capoluoghi italiani. In quasi tutte le città il numero dei pediatri è insufficiente: fanno eccezione solo Palermo e Torino. Supera invece l'esame la qualità dell'accesso all'assistenza con giudizi positivi nella maggior parte dei casi.

C'è chi ha accettato l'unico pediatra libero sul territorio e deve fare 15 chilometri in auto per raggiungerlo. E chi, non avendo trovato un medico con orari adeguati alle proprie esigenze lavorative, è costretto a sentirlo solo al telefono. Trovare un pediatra disponibile in Italia non è sempre facile, come rileva un’indagine presentata dall’associazione Altroconsumo che, per il terzo anno, è scesa in campo consultando gli sportelli di 40 Asl dove si sceglie e revoca il medico di famiglia e il pediatra di libera scelta, in nove città: Milano, Torino, Napoli, Roma, Genova, Bari, Firenze, Bologna e Palermo.
L'obiettivo era quello di verificare sia la qualità e la completezza delle informazioni fornite dagli impiegati, sia la disponibilità di medici con posti liberi.

Per prima cosa, per poter scegliere adeguatamente un pediatra serve un elenco, ossia una lista dei medici che esercitano nella zona di residenza del cittadino. In 26 dei 40 sportelli esaminati da Altroconsumo l'elenco è risultato appeso alla parete o racchiuso in un faldone a disposizione per la consultazione. In 12 casi era invece necessario rivolgersi all'impiegato per ottenerne una copia o consultarlo, con un'inutile perdita di tempo in coda.

Le informazioni ritenute più importanti per la scelta del pediatra sono l'orario di ricevimento e sapere se un medico lavora solo su appuntamento. Anche la data di nascita (e quindi l'anzianità professionale) può risultare un’informazione utile ai genitori. Ma dall’inchiesta emerge che alcuni impiegati non danno informazioni appellandosi a motivi di privacy, com'è successo in una Asl di Bari, oppure che l'elenco affisso alla parete non è aggiornato, come in una Asl di Genova.
Nello specifico, dall'inchiesta emerge che la data di nascita del medico è stata resa disponibile sono in 5 delle 40 Asl consultate (due appartenenti alla città di Firenze, le altre a Bari, Napoli e Roma). L’orario di apertura dello studio era invece disponibile in 26 aziende sanitarie locali, risultando del tutto assente in tutte le Asl sotto esame nelle città di Firenze e Palermo.

Ancora più complicato è tentare di sapere se il medico riceva solo su appuntamento o con libero accesso, soprattutto se si vive a Bari, Firenze, Napoli, Palermo o Roma. In queste città questo genere di informazione risulta essere del tutto assente.
I pediatri associati appaiono fortemente radicati in realtà come quella bolognese, dove sono stati riscontrati su tutto il territorio, mancano invece del tutto a Firenze, Genova, Palermo e Roma.
Palermo, in particolare, sembra essere la città che offre meno a livello di informazioni, fornendo nelle sue Asp solo nome ed indirizzo dei medici pediatri.

Tuttavia, la mancanza di informazioni o l'assenza di un numero adeguato di pediatri non si traduce automaticamente con un basso indice di gradimento da parte dei cittadini riguardo all'accesso all'assistenza. Ad esempio, se i bolognesi definiscono "critica" la disponibilità dei pediatri, il giudizio sull'accessibilità alle prestazioni è tuttavia positivo in tutte le Asl analizzate dall'inchiesta. Al contrario, i palermitani non denunciano problemi nelle possibilità di scelta del pediatra, ma giudicano "mediocre" l'accesso all'assistenza.
Oltre a Bologna, giudizi particolarmente positivi anche a Torino. Nel mezzo risulta essere Roma, dove i giudizi appaiono quasi ovunque accettabili, ma mai buoni.

Proseguendo nell’analisi dei numeri dell’indagine, si può notare come a Milano, Napoli, Firenze e Bologna i pediatri con posti liberi siano pochissimi (vedi Tabella) e le famiglie siano costrette ad accontentarsi di medici che non sempre soddisfano le loro esigenze. Proprio per questo motivo, secondo Altroconsumo, da queste parti si è più soliti ricorrere a un medico privato.
Solo Torino e Palermo, dai dati rilevati, sembrano avere su tutto il loro territorio una buona disponibilità di posti.

Perché i pediatri sono così pochi? Secondo Altroconsumo è una questione di numeri: la convenzione che regola il rapporto tra pediatri e Asl prevede che in ogni Comune ci sia un pediatra per ogni 600 abitanti di età tra zero e sei anni. Il medico può avere in cura fino a 800 pazienti, ma anche molto più grandi, tra 0 e 14 anni di età. In realtà a sei anni un bambino - osserva Altroconsumo - potrebbe anche essere trasferito al medico di base. In genere, però, i genitori preferiscono lasciare i bambini in cura dal pediatra fino ai 14. "Questo - ha spiegato Altroconsumo - genera un grande problema di gestione: il numero di pediatri è stabilito in base ai bambini che hanno meno di sei anni ma, in pratica, i pazienti in cura dal medico sono molti di più. A Milano, per garantire la copertura pediatrica obbligatoria, è stato aumentato il numero di pazienti per ogni medico. Una soluzione tampone: sarebbe stato più opportuno aumentare i pediatri". Del problema si è occupata anche l'Antitrust, evidenziando come il meccanismo di calcolo del numero di pediatri non sia idoneo a garantire un adeguato servizio all'utenza. L’associazione Altroconsumo, insieme a Cittadinanzattiva, si è dunque già rivolta al ministero della Salute per chiedere la modifica del calcolo del numero dei pediatri: “I bambini hanno diritto a un servizio migliore".

venerdì 4 febbraio 2011

La Pediatria sulla “Grande Stampa” 2010: il numero Speciale di Medico e Bambino


La “grande stampa” (il “British Medical Journal”, il “New England Journal of Medicine” e il “Lancet”) ha dedicato anche quest’anno molto spazio ad argomenti e problematiche di interesse pediatrico.

Certamente non di rado (anzi il più delle volte) si tratta di studi o di editoriali o di revisioni e messe a punto o anche di casi clinici che non riguardano aspetti pratici della pediatria, di immediato interesse per il pediatra generalista (ci sono anche quelli, comunque). Ma rimane forte la convinzione che la loro lettura possa essere utile (anzi, sia in qualche modo irrinunciabile) per ogni pediatra che voglia agire in piena consapevolezza dei progressi (quelli “veri”) e dei problemi della pediatria che stanno attorno all’operare a testa bassa di ogni giorno. E che in qualche modo gli diano un senso e una prospettiva. L’abbonamento a una o a tutte e tre le grandi riviste della medicina, il semplice scorrerne i titoli settimanalmente, la lettura di qualche abstract, l’approfondimento di singoli articoli, sarebbe di certo la scelta più giusta e più produttiva per ognuno di voi. Scelta di cui, sono certo, non vi pentireste (e che certamente qualcuno di voi ha già fatto).

Intanto, quello che “Medico e Bambino” può fare è proporvi la solita carrellata di recensioni (un’ottantina, quest’anno) sperando che la loro lettura possa esservi gradita e in qualche modo utile. E che magari vi invogli alla lettura diretta della “grande stampa”.


Alessandro Ventura

Clinica Pediatrica, IRCCS “Burlo Garofolo”, Università di Trieste