venerdì 15 novembre 2019

Sorveglianza Nazionale dell'Antibiotico Resistenza: i dati 2018- Focus sullo Pneumococco

L’antibiotico-resistenza è uno dei principali problemi di sanità pubblica con un forte impatto sia clinico che economico. Negli ultimi decenni ha assunto una rilevanza mondiale tale da indurre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Unione Europea (UE) ad adottare strategie e azioni coordinate atte a contenere il fenomeno. L’Italia da anni è tra i Paesi in Europa con le più alte percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici utilizzate in ambito ospedaliero.  Dal Recente Rapporto: AR- ISS Sorveglianza Nazionale dell'Antibiotico Resistenza: i dati 2018- In Italia le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli 8 patogeni sotto sorveglianza si mantengono per l'Italia più alte rispetto alla media europea, tuttavia in generale si è osservato un trend in calo rispetto agli anni precedenti. Ci interessa in ambito pediatrico osservare la percentuale della resistenza agli antibiotici dello Streptococco Pneumoniae (SP) che è riportata nel seguente Figura.


Lo SP è il più frequente agente eziologico delle infezioni respiratorie batteriche a livello comunitario, soprattutto nei bambini. 

L’Italia, come la maggior parte dei Paesi europei, ha implementato un programma di vaccinazione sia per i bambini, con vaccini coniugati polivalenti (PCV). La diffusione della resistenza alla penicillina (e ai beta-lattamici in generale) nei ceppi di pneumococco rappresenta un aspetto particolarmente temibile, con ripercussioni sulle terapie (soprattutto della meningite). Inoltre, anche la resistenza ad altre classi di antibiotici è un fenomeno da controllare, soprattutto i macrolidi molto utilizzati anche in maniera inappropriata nella terapia delle infezioni del tratto respiratorio.

Una più elevata copertura vaccinale, una migliore copertura sierotipica e una maggiore efficacia dei vaccini coniugati hanno, probabilmente, avuto un impatto anche sull'epidemiologia dei ceppi di S. pneumoniae non sensibili agli antibiotici. Il monitoraggio a lungo termine della non sensibilità antimicrobica sarà fondamentale per rilevare la comparsa di sierotipi non vaccinali e non sensibili. 


Di fatto al momento quello che abbiamo osservato e che ha implicazioni pratiche nell'uso ragionevole e razionale degli antibiotici in età pediatrica in merito al trattamento delle infezioni che possono avere come principlae agente eziologico lo SP (otite, sinusite, polmonite) può essere così riassunto:

a) In Italia, negli ultimi anni si è osservata una tendenza alla diminuzione nella percentuale di isolati di SP resistenti alla penicillina (dal 5,6% nel 2012 al 2,8% nel 2018) e all’eritromicina (dal 32,2% nel 2012 al 20,3% nel 2018) (Figura).

b) la percentuale di resistenza dello SP ai macrolidi anche se in diminuzione significativa rimane alta (2 ceppi su 10)

c) la resistenza alle penicilline (amoxicilina) di cui si parla per lo SP non è dovuta al meccanisco enzimatico di produzione di Beta-lattamasi e per alcuni ceppi con resistenza intermedia può essere superato con dosi più alte di amoxicillina (75-90 mg/kg/die in 3 somministrazioni)

d) l'uso dell'amoxicillina (senza l'associazione dell'acido clavulanico) rimane di prima scelta (come indicato in tutte le linee guida) per il trattamento delle comuni infezione respiratorie nel bambino da causa verosimilmente batterica, confortati anche da questi dati della sorveglianza sull'antibiotico Resistenza riferita al 2018.


Federico Marchetti
Direttore Medico e Bambino

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