lunedì 7 ottobre 2013

NIDO, MIRACOLOSO NIDO



Sul numero di settembre Medico e Bambino pubblica un Editoriale e il Digest sulla frequenza al nido e la relazione con le malattie croniche
Scrive Giorgio Tamburlini sul suo editoriale:  "Il rapporto del pediatra con il nido è strutturalmente conflittuale: beate le infezioni che portano clienti o piuttosto maledette le infezioni che intasano la sala d’aspetto e generano richieste di visita domiciliare? Non vi è alcun dubbio che la frequenza del nido aumenta l’incidenza di infezioni, in particolare quelle delle prime vie respiratorie, e quindi costituisce causa indiretta di prestazioni, sia presso i PdF che i PS ospedalieri, e grande consumo di antipiretici, antibiotici, e altri presidi da banco. Più studi peraltro confermano quello che il pediatra ha sempre detto al genitore, e cioè che la frequenza al nido prima dei 3 anni, se aumenta la frequenza di infezioni nei primi anni, riduce quella negli anni successivi. Consiglio dettato dal senso comune e che trova facile base razionale nei nostri paradigmi epidemiologici e fisiopatologici. 
Più complessa, e molto più interessante, diventa la questione se si va invece a rovistare, come fa il Digest di questo numero, nel rapporto tra frequenza al nido e malattie croniche.
L’evidenza di un effetto protettivo della frequenza precoce al nido nei confronti dei tumori dell’infanzia - in particolare, ma non solo, delle leucemie - e per l’asma è molto forte ed è piuttosto elevata anche per il diabete di tipo 1....
Tutto questo può essere ricondotto a una spiegazione in qualche modo simile. I conti tornano, infatti, per un qualsiasi razionale che preveda che l’esposizione precoce alle infezioni abbia un effetto in qualche modo immunoregolatore che tenga a bada “brecce” o “fughe in avanti” della risposta immune ancora in via di assestamento. Sui meccanismi precisi di questa immunoregolazione indotta dall’esposizione alle infezioni c’è ancora ampio dibattito, e ipotesi anche molto lontane tra loro....
Oltre ai dati sulle infezioni precoci che risparmiano quelle tardive, e all’effetto protettivo sulle malattie croniche, vi sono, e sono ancora più importanti, gli effetti sullo sviluppo cognitivo e sociale complessivo del bambino, dimostrati da una gran messe di studi, gli ultimi dei quali addirittura trovano differenze nello stato di salute a fine adolescenza. Un effetto indiretto dell’essere più sapienti e più equilibrati, che si traduce nell’essere anche più sani...."

Per chi volesse approfondire consigliamo oltre alla lettura dell'Editoriale anche quella del Digest ad accesso libero.

Tamburlini G NIDO, MIRACOLOSO NIDOMedico e Bambino 2013;32:415-417 

Tamburlini G. FREQUENZA AL NIDO E RISCHIO DI MALATTIA CRONICA E DI PROBLEMI COMPORTAMENTALIMedico e Bambino 2013;32:456-458 

martedì 20 agosto 2013

Focolai di epatite A in Italia. I dati e le possibili cause


Focolai epidemici di Epatite Virale A

A cura del Gruppo di lavoro dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) 

11 luglio 2013 - A maggio del 2013, tramite il Sistema di Epidemic Intelligence di informazione per le malattie trasmesse da alimenti e acqua (Epis-Fwd) e il Sistema di allerta rapida della Commissione europea (Ewrs), il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità hanno ricevuto la segnalazione di 15 casi di Epatite A in soggetti residenti in Germania, Olanda e Polonia che avevano soggiornato nelle Province Autonome di Trento e Bolzano in un periodo compatibile con l’incubazione della malattia.

L’indagine epidemiologica preliminare indirizzava i sospetti verso frutti di bosco surgelati, consumati da tutti i soggetti coinvolti nel corso della loro permanenza nelle zone suddette.
Contemporaneamente, anche nel nostro Paese a partire da gennaio 2013, è stato osservato un aumento del numero di casi di epatite A rispetto agli anni precedenti, attraverso il Sistema Epidemiologico integrato dell'epatite virale acuta (Seieva).

Per rafforzare la sorveglianza sui casi, avviare indagini epidemiologiche mirate a individuare i veicoli di infezione e la fonte primaria della contaminazione alimentare, il 23 maggio 2013 è stata pubblicata la circolare ministeriale “Individuazione casi di epatite A in Italia”, seguita dalla nota del 26 giugno 2013 diffusa dal ministero della Salute alle Regioni e destinata primariamente ai Servizi di igiene degli alimenti e nutrizione (“Trasmissione schede per la rilevazione dati”) mirata a rafforzare la sorveglianza sulle matrici alimentari.

Inoltre, per coordinare le azioni, controllare l’evoluzione della situazione, individuare la possibile fonte di contaminazione e adottare le necessarie strategie di controllo, il ministero della salute ha attivato una task force coinvolgendo esperti dello stesso Ministero, dell’Istituto superiore di sanità e dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, Centro di referenza nazionale dei rischi emergenti in sicurezza alimentare.

Le informazioni raccolte dall’indagine
Dal 1 gennaio al 30 giugno 2013 sono stati segnalati al Seieva, 471 casi di Epatite A, rispetto a una media di 190 casi notificati nello stesso periodo nei 2 anni precedenti. I dati evidenziano che questo aumento si è concentrato in 7 Regioni settentrionali, nelle quali si registra il 58% dei casi segnalati: P.A. di Trento e Bolzano, Emilia-Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto. Un incremento importante è stato registrato anche in Puglia (Figura 1).

 Numero di casi per Regione e per anno, nel periodo gennaio-giugno 2011-2013*

*dati provvisori

Nello stesso tempo, in seguito alla pubblicazione della Circolare ministeriale del 23 maggio 2013, sono pervenute al ministero stesso e al Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Iss un totale di 206 segnalazioni di casi di epatite A da 16 Regioni. Di queste solo il 43% riportava l’informazione relativa al consumo di frutti di bosco surgelati.

Tabella 1. Numero di segnalazioni di Epatite A pervenute dal 23 maggio al 11 luglio 2013 per Regione.

Regione
Numero di segnalazioni
Piemonte
22
Valle d'Aosta
1
Lombardia
47
P. A. Bolzano
4
P. A. Trento
10
Veneto
20
Friuli Venezia Giulia
5
Liguria
4
Emilia Romagna
16
Toscana
15
Umbria
5
Marche
9
Lazio
3
Abruzzo
4
Molise
0
Campania
0
Puglia
40
Basilicata
0
Calabria
0
Sicilia
1
Sardegna
0
Totale
206



Dalla pubblicazione della Circolare, al Laboratorio di riferimento nazionale del Dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate (Mipi) dell’Iss sono pervenuti 44 campioni clinici di casi di epatite A, confermati dal rilevamento di anticorpi anti-Hav IgM effettuato presso la struttura ospedaliera di provenienza. Dei campioni pervenuti finora, 41 sono stati sottoposti ad amplificazione con nested-PCR della regione VP1/2A del genoma di Hav per il sequenziamento e la definizione del genotipo, e 27 sono stati anche sottoposti a valutazione della carica virale nel siero mediante Real Time PCR. Un prodotto di nested-PCR da sequenziare è stato ottenuto da 37 dei 41 campioni analizzati e, ad oggi, sono completate le sequenze di 25 di essi. Per gli altri campioni il sequenziamento è in corso. Il Dipartimento Mipi ha inoltre ricevuto dati di sequenziamento della regione VP1/2A da un totale di 41 casi di epatite A e da 1 campione di frutti di bosco da 4 laboratori di riferimento regionali.

All’11 luglio, dall’analisi effettuata, risulta che in 26 casi di epatite A (genotipo IA), verificatisi in 6 diverse Regioni italiane, le sequenze sono risultate identiche tra loro, indicando una comune fonte d’infezione, nonché identiche alla sequenza ottenuta da un campione di frutti di bosco surgelati, suggerendo fortemente il coinvolgimento di tale tipo di alimento come fonte d’infezione.

Contemporaneamente, il Cnesps dell’Iss, sta conducendo in collaborazione con 5 delle 8 Regioni interessate dall’incremento (Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, P.A. di Bolzano, P.A. di Trento, Puglia) uno studio caso-controllo utilizzando un protocollo operativo standard. Da una analisi preliminare dei risultati dello studio nella P.A. di Trento, il consumo di frutti di bosco surgelati è risultato il fattore di rischio più associato alla malattia rispetto a tutti quelli indagati.

Le indagini di laboratorio sugli alimenti, fino a ora condotte presso la rete degli Istituti zooprofilattici sperimentali (Iizzss) tra i quali principalmente l’Izsler, hanno permesso di isolare il virus dell’epatite A (Hav) su 4 diversi campioni di frutti di bosco surgelati corrispondenti ad altrettanti prodotti mix a base di ribes rossi, mirtilli neri, more e lamponi. In seguito al riscontro di positività in 4 campioni (Mix Bosco Reale lotto 13036 della ditta Asiago Food; 2 Mix Bosco Buono della ditta Green Ice lotto 13015 e lotto 13079; mix frutti di bosco della ditta Erica) è stata lanciata un’allerta Rasff non solo al territorio nazionale ma a tutti gli Stati membri della Ue che ha consentito di ritirare dal commercio i lotti contaminati e di avviare la raccolta informativa sulla tracciabilità dei prodotti e delle materie prime.

Il Dipartimento Spvsa (Sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare) dell’Iss oltre ad affiancare il ministero della Salute e le Regioni, nelle indagini sulla tracciabilità (trace back e trace forward) degli alimenti contaminati e sospetti di contaminazione, sta supportando l’attività delle Asl e dei laboratori diagnostici attraverso l’elaborazione e disseminazione di protocolli di campionamento delle matrici alimentari di origine vegetale, in particolare dei frutti di bosco, per la ricerca del virus Hav in collaborazione con l’Izsler, e la validazione sui frutti di bosco dello standard ISO/TS 15216 (Metodo orizzontale per la ricerca del virus dell’Epatte A e Norovirus in matrici alimentari) di recente pubblicazione, in collaborazione con la rete degli Iizzss.

Inoltre, il 19 giugno 2013, tramite le piattaforme europee Epis ed Ewrs, è pervenuta la segnalazione da parte dell’Irlanda di 3 casi di epatite A in cittadini irlandesi che non avevano storia di viaggio in Italia e che avevano consumato frutti di bosco surgelati nel periodo di incubazione. Tutti e tre i casi presentavano una sequenza identica a quella isolata dai casi italiani, olandese e tedesco e dal campione di frutti di bosco surgelati risultato positivo in Italia. Questo supporta l’evidenza di una possibile fonte comune di infezione dei casi riscontrati in Italia e in Irlanda ovvero che la distribuzione di alimenti contaminati da virus Hav nell’Ue non sia limitata al nostro Paese. Va sottolineato che il genotipo e la sequenza dei virus responsabili dell’epidemia in Italia e dei 3 casi irlandesi sono diverse da quelle responsabili dell’epidemia nel Nord Europae negli Stati Uniti.

Risorse utili
Nota 1: Task force istituita dal ministero della Salute
  • Gruppo di lavoro Iss
    Caterina Rizzo, Valeria Alfonsi, Carmen Montano, Lara Ricotta, Maria Elena Tosti (Cnesps-Iss) Anna Rita Ciccaglione, Roberto Bruni, Stefania Taffon (Mipi-Iss) Martina Escher, Simona di Pasquale, Gaia Scavia, Dario De Medici, Luca Busani, (Dspvsa-Iss)
  • Izsler
    Marina Nadia Losio, Enrico Pavoni, Giorgio Varisco
  • Ministero della Salute
    Benedetta Cappelletti, Sarah Guizzardi, Raffaello Lena, Vanessa Martini, Mario Massaro, Alessandra Menghi, Maria Grazia Pompa

    Fonte: Epicentro
    http://www.epicentro.iss.it/problemi/epatite/Hav2013.asp

lunedì 15 luglio 2013

Negata l'assistenza del pediatra ai bambini figli di immigrati irregolari: la scelta sbagliata della Regione Lombardia



“Rivolgersi alla salute dei migranti non è solo una giusta causa umanitaria ma è anche un bisogno per un migliore livello di salute e benessere di tutti coloro che vivono in Europa.”


Il 20 dicembre 2012 la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano ha approvato un Accordo che, tra l’altro, prevede l’iscrizione al SSN e l’assegnazione del pediatra di libera scelta anche ai minori con i genitori in condizioni di irregolarità giuridica. Questo atto completerebbe la visione inclusiva delle norme che già prevedono per i minori stranieri con i genitori presenti regolarmente, i minori non accompagnati, i neonati figli di irregolari per i primi 6 mesi di vita, l’iscrizione al SSN. Prima dell’approvazione dell’Accordo solo 6 ambiti territoriali prevedevano una copertura sanitaria anche per questa tipologia di minori.

Nel commento al News Box pubblicato sul numero di  Gennaio di Medico e Bambino che riportava questa importante notizia (ASSISTENZA SANITARIA ALLA POPOLAZIONE STRANIERA: SANCITO L’ACCORDO CONFERENZA STATO-REGIONI. Medico e Bambino 2013;32:21-22)  scrivevamo: 
"L’accordo “last minute” voluto dal Ministro Balduzzi rappresenta sicuramente una buona notizia, che va nella direzione riconosciuta di garantire una maggiore uniformità, nelle Regioni e nelle Province autonome, dei percorsi di accesso e di erogazione delle prestazioni sanitarie.  In Italia ci si rapporta con una politica sull’immigrazione condizionata negli ultimi anni da approcci ideologici molto diversi, e con percorsi di inserimento, di integrazione e di promozione anche in ambito sanitario, che devono necessariamente essere implementati e realizzati localmente".

Ad oggi solo le Regioni Lazio, Puglia, Campania, Calabria, Liguria, Friuli Venezia Giulia e la Provincia Autonoma di Trento hanno formalmente ratificato l’Accordo ma non introducendo, al momento, alcuna significativa novità. In particolare si evidenza purtroppo proprio la lentezza e l’indecisione sull’aspetto dell’iscrizione al SSR dei minori, figli di immigrati senza permesso di soggiorno. In questa dinamica, in cui si nota anche silenzio di un Ministero della salute che ha gli strumenti per porre fine all’indecisione diffusa, all’inizio di luglio 2013 la Regione Lombardia ha bocciato la proposta di estendere il pediatra anche ai figli di immigrati irregolari. Ciò ha prodotto una vasta polemica che ha fatto emergere una grande ignoranza sui temi specifici, sia in ambito normativo e scientifico-organizzativo.

Contro questa decisione si sono pronunciate la Società Italiana di Pediatria, l'Associazione Culturale Pediatri, la FIMP, la Società italiana di medicina delle Migrazioni


Le ragioni sono molto semplici e stanno in un Diritto di salute che non può essere parziale e che nel caso del bambino lo espone ad un alto rischio in termini di tutela della salute.  Come scrive Salvatore Geraci su Salute Internazionale: "L’analisi delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) evidenzia come la maggior parte dei ricoveri ordinari pediatrici (0-14 anni) si verificano nella classe di età al di sotto dei 5 anni (come per altro anche tra i minori italiani) e sono l’8,9% sul totale dei ricoveri pediatrici per minori con i genitori provenienti da paesi a forte pressione migratoria (PFPM) regolarmente residenti, e lo 0,7% per i non residenti (presumibilmente figli di immigrati irregolari). Interessante l’evidenza di come il peso medio dell’impegno assistenziale (e del costo) del ricovero nei minori stranieri non residenti sia significativamente più alto rispetto ai minori italiani ed agli stranieri residenti: 1,07 versus rispettivamente 0,71 e 0,73. Anche la durata media di degenza è quasi doppia: 8,5 giorni rispetto ai 4,7 giorni degli italiani e 5,7 degli stranieri residenti. Tutto ciò fa presupporre come le condizioni di salute per i minori figli di immigrati irregolari o con incertezza giuridica (STP ed ENI) siano già gravi all’atto del ricovero ed il trattamento più complesso. Infine una vasta indagine dell’Istat evidenzia, ad esempio, come i minori presenti in Italia nati in paesi non europei, hanno minore probabilità di sottoporsi ad una visita specialistica così come i minori privi della cittadinanza italiana anche se sono nati e cresciuti in Italia.

Medico e Bambino spera che ci possa essere un passo indietro rispetto a questo provvedimento che è contro i Diritti costituzionali e l'accordo della conferenza Stato regione del dicembre 2012.
Il diritto a una nascita e a uno sviluppo sociosanitario in sicurezza sono diritti inalienabili ed è nostro compito di cittadini, di medici e di operatori sanitari batterci perché li si possa garantire sempre e in ogni situazione a tutte le donne e a tutti i bambini.


mercoledì 29 maggio 2013

"Il latte della mamma non si scorda mai". Al via la campagna del Ministero della Salute 2013


Ministro Lorenzin: “Allattare al seno fa bene alla mamma e al bambino, capire il valore di questo gesto significa apprendere l’importanza che la corretta alimentazione riveste sin dai primi momenti di vita”

“Il sostegno alle famiglie e alle giovani coppie passa anche attraverso una particolare attenzione alle neomamme – ha detto il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin in merito alla campagna ministeriale 2013 di promozione dell’allattamento al seno che prenderà il via il prossimo 1 giugno a Trieste.
“Promuovere l’allattamento al seno - ha sottolineato il Ministro - significa aiutare le neomamme a riscoprire il valore di un gesto naturale oggi quasi dimenticato. I dati ci dicono che le mamme italiane non allattano secondo le indicazioni degli esperti e vanno quindi supportate ed incoraggiate a farlo. Il latte materno è, infatti, il migliore alimento per il neonato: nutre in modo completo e protegge da molte malattie e infezioni. Va sottolineato con chiarezza: allattare al seno fa bene alla salute della mamma e del bambino. Non dobbiamo, poi, dimenticare che nell’ottica di una più ampia promozione della salute, capire il valore di questo gesto significa anche apprendere l’importanza della corretta alimentazione sin dai primi anni, così da prevenire l' obesità infantile e, in futuro, quella dell’adulto che è causa di gravi patologie.”
La campagna per la promozione dell’allattamento al seno 2013, promossa dal Ministero della Salute, si terrà quest’anno dal 1 al 12 giugno e coinvolgerà le città di Trieste (1-2 giugno), Ravenna (8-9 giugno) ed Ancona (11-12 giugno). Si tratta di una manifestazione itinerante sul territorio realizzata in sinergia con le strutture sanitarie locali e le associazioni di settore. Il tour prevede l’allestimento nelle piazze delle città ospitanti di un mini “villaggio della salute” costituito principalmente da un camper e da un grande gazebo personalizzati con la creatività della campagna, accompagnati da altri piccoli gazebo per le associazioni partecipanti. Ogni giornata del tour sarà articolata secondo un programma definito di attività diversificate: momenti di intrattenimento, di formazione per gli operatori, di servizi e consigli alle mamme. In ogni città - mattina e pomeriggio - ad opera delle istituzioni locali, delle società scientifiche e delle  associazioni territoriali, saranno organizzate attività di intrattenimento per i bambini e laboratori in collaborazione con le associazioni del territorio. Anche per le neo mamme saranno predisposti momenti di aggregazione e confronto. In particolare nel camper, sarà allestito un “Angolo dell’esperto” presso il quale le mamme potranno avvalersi della consulenza gratuita di personale qualificato tra operatori e specialisti. Sarà, inoltre, distribuito materiale informativo realizzato dal Ministero ed opuscoli e brochure curati dalle Associazioni e dagli Enti Locali che partecipano all’evento. Come gadget alle mamme presenti saranno regalati bavaglini e shopper di cotone personalizzati con il claim della campagna. Inoltre, saranno organizzate dai referenti locali mostre fotografiche, esposizioni di disegni e di pitture.
Il programma dettagliato delle attività sarà disponibile  sul sito del Ministero www.salute.gov.it a partire dal 30 maggio prossimo.

lunedì 1 aprile 2013

Prescrizione della vitamina D alla dimissione del neonato sano

Le ultime raccomandazioni dell’American Academy of Pediatrics (AAP) del 2008 prevedono che la somministrazione di vitamina D inizi dai primi giorni di vita al fine di prevenire l’insorgenza del rachitismo carenziale e l’insufficienza di vitamina D. Tutti i neonati allattati al seno o parzialmente allattati al seno dovrebbero ricevere 400 UI/die di vitamina D dai primi giorni di vita così come tutti i non allattati al seno che non ricevono un litro di  latte fortificato al giorno.

Lo scopo del lavoro: PRESCRIZIONE DELLA VITAMINA D ALLA DIMISSIONE DEL NEONATO SANO. Medico e Bambino 2013;32:100-104 pubblicato sul numero di Febbraio di Medico e Bambino  è stato quello di verificare l’aderenza alle più recenti indicazioni sulla somministrazione della vitamina D al neonato sano dimesso dai punti nascita del Triveneto (Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige).

Nel 94% viene riportata l’aderenza a tale raccomandazione. Nell’89,8% dei punti nascita la vitamina
D viene prescritta a tutti i neonati senza distinzioni per fattori di rischio, alla dose raccomandata di 400 UI/die nel 93% dei casi.
La vitamina D viene somministrata come tale senza associazioni ad altro (polivitaminico, vitamina K o altro) solo nel 27,6% dei punti nascita.

Quello che accade dopo, a domicilio, sarebbe interessante documentarlo, a fronte anche di un utilizzo di formulazioni di vitamina D, già alla dimissione, tra le più varie e fantasiose.

Nassimbeni G. PRESCRIZIONE DELLA VITAMINA D ALLA DIMISSIONE DEL NEONATO SANO. Medico e Bambino 2013;32:100-104 (free access)

Vedi anche il Commento a questa Ricerca:

Baroncelli GI.  VITAMINA D ALLA DIMISSIONE DAI PUNTI NASCITA: MODALITà DI COMPORTAMENTO. Medico e Bambino 2013;32:105-106






sabato 2 marzo 2013

Il Global Burden of Disease Study 2010. I risultati su Medico e Bambino














Medico e Bambino sul numero di gennaio 2013 pubblica la sintesi dei risultati del Global Burden of Disease Study 2010. Si tratta di uno studio gigantesco cui hanno collaborato oltre 400 ricercatori che ci fornisce il quadro di un cambiamento epocale nelle cause di morte e di disabilità su scala globale, dove le patologie e i fattori di rischio legati allo sviluppo ora prevalgono ma si accompagnano ancora, in particolare nell’Africa subsahariana e nel Sud Est asiatico, a quelle tipiche della povertà, tra le quali prevalgono i problemi relativi alla salute riproduttiva e alle malattie infettive.

Questa la sintesi dei risultati:

Il nuovo studio del peso delle malattie e fattori di rischio su scala globale, opera del lavoro di oltre 400 ricercatori, prende in considerazione 291 condizioni, 1160 sequele e 67 fattori di rischio. Per ciascuno di questi ha stimato il “peso” in termini di mortalità prematura e anni vissuti con disabilità. Il tutto per 21 regioni che ricoprono l’intero globo e per 20 gruppi di età. 
Dal 1990 al 2010 è aumentata globalmente la speranza di vita alla nascita, sia per gli uomini sia per le donne, ma è anche aumentata, in media, la “speranza di vita in salute” e cioè la speranza di vita corretta per gli anni persi per disabilità. 
C’è stato un importante spostamento nella composizione dei DALYs per gruppi di età: quelli da 0 a 5 anni sono diminuiti dal 41% di tutti i DALYs nel 1990 al 25% nel 2010, conseguenza soprattutto della riduzione della mortalità nei primi 5 anni di vita. Più persone passano più anni della loro vita affetti da condizioni croniche. A livello globale si passa dal 47% di DALYs dovuti a malattie infettive, della riproduzione e della nutrizione, dal 43% di malattie croniche e dal 10% di lesioni nel 1990, rispettivamente al 35%, 54%, e 11% nel 2010.
Esiste una disuguaglianza enorme nella distribuzione delle cause di morte e malattia: nell’Africa subsahariana, infezioni respiratorie, diarrea, malaria, HIV/AIDS, malnutrizione e patologie della riproduzione restano ancora i problemi principali. Le disparità sono evidenti anche all’interno degli stessi Paesi, dove malattie della povertà e malattie dello sviluppo coesistono. Tra i fattori di rischio, ai primi posti vi sono l’ipertensione, il fumo di tabacco, l'alcol e l’inquinamento dell’aria domestica da uso di combustibili fossili. Seguono una nutrizione inadeguata, lo scarso esercizio fisico e quindi un BMI elevato, e l’iperglicemia. Intorno al 10° posto la malnutrizione infantile e poco dopo l’allattamento al seno non ottimale, che erano rispettivamente al primo e al quinto posto nel 1990.

La gigantesca e rapida transizione in atto da patologie della riproduzione e malattie infettive a condizioni croniche è conseguenza di situazioni ambientali e stili di vita individuali, peraltro fortemente influenzati dalle forze di mercato. Le politiche pubbliche per la salute saranno efficaci nella misura in cui riusciranno a ridurre il peso dei principali fattori di rischio.

Tamburlini G, Monasta L
IL GLOBAL BURDEN OF DISEASE STUDY 2010: STIME E PREVISIONI SU MALATTIE, LESIONI E FATTORI DI RISCHIO. 
Medico e Bambino 2013;32:29-34 
http://www.medicoebambino.com/?id=1301_29.pdf


sabato 23 febbraio 2013

LA PEDIATRIA SULLA GRANDE STAMPA

Lo spazio che questo anno la grande stampa medica ha dedicato alla Pediatria può sembrare più piccolo che negli anni trascorsi. Ma non è così. Se poche sono state le novità pratiche e concrete, relativamente molto numerosi sono stati gli articoli, gli studi originali, le reviews, gli editoriali, dedicati ai problemi più generali ed emergenti sulla qualità della vita e della salute, sui rischi, sulle prospettive future dei bambini, e soprattutto degli adolescenti, che vivono e crescono nella società di oggi. Problemi che, per definizione, per ruolo, ma vorrei anche sperare per passione e per volontà di far bene, non possono non essere conosciuti e affrontati (anche) dal pediatra.


Non sono mancati peraltro, anzi mi sembra che siano stati molto di più degli anni scorsi, i ripassi che la Grande Stampa medica ci ha permesso di fare attraverso la presentazione e la discussione di singoli casi istruttivi (... si vede che la vicenda dei casi indimenticabili di Vicenza è stata contagiosa...).


Come al solito la rassegna contiene una ottantina di recensioni. Come al solito ho finito col portare alla vostra attenzione solo quello che a me è parso più interessante o più vivamente istruttivo. Spero che troviate il tempo di leggere questo speciale (magari non proprio tutto...), divertendovi almeno un po’ e magari facendovi venir voglia di dire la vostra scrivendo a Medico e Bambino.

Alessandro Ventura
Clinica Pediatrica, IRCCS Burlo Garofolo, Università di Trieste

LA PEDIATRIA SULLA GRANDE STAMPA 2012. 
Medico e Bambino 2012;31:1211-679 
http://www.medicoebambino.com/?id=1211_1211.pdf

mercoledì 30 gennaio 2013

GIOVANI E NUOVI MEDIA



Tutti o quasi tutti i ragazzi usano le tecnologie digitali e questo sta modificando profondamente il loro modo di vivere e comunicare. Dobbiamo rallegrarcene, o forse ce ne dobbiamo anche preoccupare, come genitori e come pediatri?
Il numero di dicembre di Medico e Bambino (www.medicoebambino.com) riporta un articolo (a firma Gabriele Qualizza, Sociologo dell’Univesità di Trieste) che riguarda il mondo dei ragazzi che trovano nei social network una dimensione nuova e diversa del vivere sociale.
È una ricerca, condotta tramite questionario che ha riguardato 514 ragazzi e giovani tra i 14 e 24 anni nella regione Friuli Venezia Giulia, che ci consente di conoscere i tanti aspetti, non necessariamente tutti positivi, dello stare in rete.
Il 99,6% degli intervistati dispone di almeno un dispositivo di telefonia mobile e di  un computer (99.2%). L’84% dispone di un lettore mp3/mp4 e di una macchina fotografica digitale (83%). Il cellulare è utilizzato per più di due ore al giorno dal 40% dei ragazzi. Limitata attenzione viene riferita per la TV, la radio e la carta stampata, mentre è considerevole il tempo dedicato alla navigazione in rete e ai social network (oltre due ore al giorno per il 48% e il 30% dei ragazzi, rispettivamente).  
Dai dati raccolti emerge la raffigurazione di un mondo variegato e complesso, non riducibile alle arbitrarie e schematiche definizioni. I nativi digitali non sono degli “eremiti tecnologici”, ma degli animali sociali costantemente connessi con il mondo esterno (solo il 4% esce con i propri amici meno di prima, mentre il 72% mantiene i ritmi precedenti e il 24% esce addirittura più di prima) e il web si è trasformato da risorsa per acquisire informazioni ad ambiente comunicativo integrato.

L’articolo è accompagnato dall’editoriale di Giorgio Tamburlini in cui si sottolineano le opportunità e i rischi derivati da quella che è stata definita la “domesticazione” delle tecnologie digitali: se è evidente che le tecnologie digitali e la rete rappresentano delle grandi opportunità di comunicazione, informazione, apprendimento e svago, esiste il bisogno di una maggior informazione e consapevolezza della popolazione, soprattutto delle sue fasce più vulnerabili, bambini e adolescenti, e dei loro genitori e insegnanti, sui i rischi psicologici, cognitivi e biologici, derivanti dall’uso sconsiderato e compulsivo delle tecnologie digitali.


Qualizza G. Giovani e nuovi media: pratiche di consumo digitale e dinamiche relazionali. Medico e Bambino 2012;31:639-46

Tamburlini G. Bambini e tecnologie digitali: modificazioni del costume, opportunità e rischi. Medico e Bambino 2012;31:6119-20.
Scarica l’editoriale al link http://www.medicoebambino.com/?id=1210_619.pdf

domenica 20 gennaio 2013

Assistenza sanitaria alla popolazione straniera, sancito accordo Conferenza Stato-Regioni



Garantire una maggiore uniformità dei percorsi di accesso all'assistenza sanitaria per la popolazione straniera in Italia. E' questo l'obiettivo dell'Accordo “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e Province Autonome italiane”, sancito dalla Conferenza Stato-Regioni il 20 dicembre 2012.

Il Ministro Balduzzi spiega che esso va nella direzione dell’accoglienza di “chi arriva in Italia per cercare protezione da profugo o lavoro da immigrato e offrendo l’apporto di nuove risorse umane per il nostro sviluppo”. A tal fine è stato necessario “raccogliere in un unico strumento operativo le disposizioni  normative nazionali e regionali relative all’assistenza sanitaria agli immigrati, anche al fine di semplificare la corretta circolazione delle informazioni tra gli operatori sanitari, poiché  sul territorio nazionale è stata riscontrata una difformità di risposta in tema di accesso alle cure da parte della popolazione immigrata che può essere in contrasto con l’art. 32 della Costituzione”.
Tale accordo è la conclusione di un percorso avviato da oltre quattro anni sia con ricerche specifiche, come quella coordinata dalla Regione Marche e quella dell’Area sanitaria della Caritas di Roma, sia all’interno del Tavolo interregionale “Immigrati e servizi sanitari” presso la Commissione salute della Conferenza delle Regioni e Province Autonome.
Va ricordato che a seguito della Legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”, le Regioni sono gli enti di programmazione cui spetta la competenza legislativa in termini di tutela della salute, ma, compito dello Stato è quello di garantire l’equità nell’attuazione di questo diritto sancito dalla Costituzione.
L’accordo prevede tra l’altro l’iscrizione obbligatoria al SSN dei minori stranieri anche in assenza del permesso di soggiorno.

Il Ministero della Salute nel recente riparto dei fondi destinati agli obiettivi di piano ha previsto una cifra vincolata di 30 milioni di euro per la tutela della salute degli stranieri extracomunitari privi di permesso di soggiorno. Il Ministro Balduzzi a questo proposito dichiara: “Si tratta di iniziative che concretizzano l’art. 32 della Costituzione, perché nessuno sia escluso dai percorsi assistenziali in un’ottica di equità e di giustizia”.

Tratto dal sito del Ministero della Salute