giovedì 29 dicembre 2011

Hpv: i nuovi dati di copertura vaccinale

Campagna vaccinale contro l’Hpv: dati regionali al 30 giugno 2011

Un nuovo documento (a cura del Reparto di epidemiologia di malattie infettive del Cnesps-Iss in collaborazione con il Gruppo sanità pubblica del Coordinamento interregionale della prevenzione) fa il punto sulla vaccinazione anti-Hpv (papillomavirus) in Italia, riportando i dati di copertura vaccinale aggiornati al 30 giugno 2011.

Sono presentate le coperture relative al target primario del programma di immunizzazione, cioè le ragazze chiamate a vaccinarsi nel corso del 12° anno (coorti di nascita 1997, 1998, 1999), e al target secondario, per le Regioni che hanno esteso l’offerta attiva e gratuita a ragazze più grandi.

La copertura con tre dosi di vaccino della coorte 1997, invitata nel 2008, è pari al 65%. Le coperture delle coorti invitate successivamente (1998 e 1999) sembrano essere in linea con le coperture rilevate per la coorte 1997; non si è, però, verificato l’incremento che sarebbe stato auspicabile con il protrarsi delle attività vaccinali.
Rimane, pertanto, lontano l’obiettivo del 95% fissato dall’Intesa Stato-Regioni, da raggiungere entro 5 anni dall’avvio della vaccinazione.

Scarica il documento completo

Fonte Epicentro,
Pubblicazione 22 dicembre 2011

martedì 27 dicembre 2011

Salute dei bambini: on line la nuova area del Ministero della salute


Sul sito del Ministero della Salute dal 20 dicembre 2011 è consultabile una nuova area tematica dedicata alla promozione della salute nei bambini.

L’area, a cura della Direzione generale della prevenzione, si propone di offrire alle famiglie e agli operatori sanitari un valido strumento di consultazione sui servizi e sulle attività che vengono svolte dal Ministero in materia di salute dell’età evolutiva.

Consulta l'area tematica Salute dei bambini


domenica 18 dicembre 2011

La ranitidina sarebbe associata ad un maggiore rischio di infezioni e di morte nei neonati di basso peso

Secondo i risultati di un studio italiano pubblicato online il 12 dicembre su Pediatrics i neonati di basso peso alla nascita trattati con Ranitidina hanno un rischio 6 volte maggiore di mortalità per infezione rispetto a quelli non trattati con il farmaco.

L'acidità gastrica uccide gli agenti patogeni, e inibendo la sua secrezione, la ranitidina aumenterebbe il rischio di infezione. Questa è l'ipotesi che spiegherebbe i risultati di questo importante studio multicentrico prospettico sulla morbilità e la mortalità associate all'uso della ranitidina nei neonati di peso molto basso peso alla nascita che ha coivolto i Centri italiani.

Sono stati arruolati 274 neonati con peso alla nascita compreso tra 401 e 1500 gr, o una età gestazionale compresa tra 24 e 32 settimane

Quarantadue di questi bambini hanno ricevuto la ranitidina per prevenire lo stress indotto da malattia peptica. Altre 49 hanno ricevuto il farmaco a causa di sospetta malattia da reflusso gastroesofageo. I restanti 183 neonati non hanno ricevuto la ranitidina.

Le due popolazioni non hanno mostrato differenze significative nelle loro caratteristiche demografiche e cliniche. Inoltre, l'analisi multivariata ha mostrato che la prescrizione di ranitidina da parte dei medici non è stata influenzata dall'età gestazionale dei neonati', dal peso alla nascita, dal sesso, dal punteggio Apgar, dall'indice di rischio critico, dalla presenza di un accesso vascolare centrale, o dalla ventilazione meccanica.

Trentaquattro bambini che hanno ricevuto la ranitidina hanno sviluppato infezioni (37,4%), rispetto ai 28 (9.8%) non esposti a ranitidina (odds ratio: 5.5, 95% IC 2.9–10.4, P, .001). La sepsi è la più comune infezione, che colpisce il 25,3% dei bambini che hanno ricevuto la ranitidina rispetto al 8,7% dei bambini che non hanno ricevuto il farmaco. La durata del trattamento con la ranitidina non ha influenzato il rischio di infezione.

I neonati che hanno ricevuto la ranitidina hanno sviluppato una enterocolite necrotizzante nel 9,8% dei casi vs 1,6% di quelli che non trattati (odds ratio: 6.6; 95% IC: 1.7–25.0, P =0,003).

I neonati che hanno ricevuto la ranitidina sono stati ricoverati 52 giorni in ospedale rispetto ai 36 giorni dei non trattati (P = .001).

Il 9,9% dei bambini che sono stati trattati è morto rispetto all' 1,6% di coloro che non hanno ricevuto il farmaco (p = 0,003).

La Food and Drug Administration non ha approvato la ranitidina per l'uso in neonati pretermine, ma l'utilizzo off-label in questa popolazione è in aumento.

I risultati di questo studio suggeriscono che la ranitidina deve essere somministrato solo dopo un'attenta valutazione del rapporto rischio-beneficio.

Ulteriori studi sono necessari per indagare i motivi del maggiore rischio di infezione associato all'uso della ranitidina. Sembrerebbe che il farmaco modifichi l'ambiente gastrico favorendo le infezioni da agenti patogeni, come Escherichia coli e la Klebsiella, entrambi documentati in questo studio. Gli Autori del lavoro ipotizzano che il farmaco può anche interferire con le difese immunitarie, compresa la produzione di citochine infiammatorie, e il rapporto Th1-Th2.

Leggi il lavoro per esteso:

Terrin G, Passariello A, De Curtis M, Manguso F, Salvia G, Lega L, Messina F, Paludetto R, Canani RB. Ranitidine is Associated With Infections, Necrotizing Enterocolitis, and Fatal Outcome in Newborns. Pediatrics. 2011 Dec 12. [Epub ahead of print]






venerdì 16 dicembre 2011

Uso dei farmaci in Italia: i dati gennaio-settembre 2011 dal Rapporto Osmed

Nei primi nove mesi del 2011 la spesa farmaceutica territoriale lorda di classe A-SSN è stata di circa 9.370 milioni di euro (154,6 euro pro capite), con una riduzione del 3,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ogni mille abitanti sono state prescritte 965,4 dosi rispetto alle 954,2 dell’anno precedente (+1,2%) e - guardando al trend di lungo periodo - rispetto alle 580 nel 2000.

Le principali componenti della spesa (effetto quantità, prezzi, mix) evidenziano un lieve aumento delle quantità di farmaci prescritti (+1%), una diminuzione dei prezzi (-5,2%), mentre non mostrano alcun spostamento della prescrizione verso specialità più costose (effetto mix +0,1%).

Come al solito, i farmaci dell’apparato cardiovascolare rappresentano la principale categoria terapeutica sia in termini di dosi (47% del totale) che di spesa pro capite (36% del totale), seguiti da quelli dell’apparato gastrointestinale e metabolismo (15% del totale sia per i consumi sia per la spesa); quest’ultima categoria è anche quella che ha fatto registrare l’aumento più elevato nella prescrizione rispetto al 2010 (+3,2%).

Gli equivalenti

I farmaci equivalenti rappresentano attualmente circa il 32% della spesa farmaceutica e il 55% delle DDD. Nel corso del 2011 hanno perso la copertura brevettuale molecole ad elevato consumo come il valsartan fra i sartani, la levofloxacina fra i chinoloni e l’enoxaparina fra le eparine a basso peso molecolare.

Le Regioni

Sono ormai 15 le Regioni che hanno introdotto misure di compartecipazione alla spesa.
Le Regioni che hanno fatto registrare la spesa farmaceutica territoriale di classe A-SSN più elevata sono la Sicilia con 195,6 euro, la Puglia con 178,6 euro ed il Lazio con 177,3 euro di spesa lorda pro capite; le Provincie Autonome di Bolzano e di Trento e la Toscana hanno invece mostrato i valori di spesa più bassi, pari rispettivamente a 111,9 euro, 121,5 euro e 127 euro pro capite, valori che si assestano ben al di sotto della media italiana di 154,6 euro. Il Molise è l’unica regione in cui la spesa è aumentata rispetto all’anno precedente (+0,9%), mentre Calabria (-13,4%), Puglia (-7,6%) e Piemonte (-5,6%) sono quelle che hanno fatto osservare la maggiore diminuzione.

Mentre la prescrizione territoriale di farmaci è sostanzialmente stabile, a livello delle strutture pubbliche (ospedali, policlinici universitari, IRCCS, ecc) nei primi 8 mesi del 2011 la spesa mostra un incremento dell’8,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (78,9 euro pro capite). La categoria terapeutica a maggior spesa è rappresentata dai farmaci antineoplastici e immunomodulatori (29,6 euro pro capite), seguita dai farmaci antimicrobici (14,6 euro pro capite). Queste due categorie costituiscono insieme il 56% della spesa per i farmaci erogati dalle strutture pubbliche.

Scarica il Rapporto Osmed 2011

mercoledì 7 dicembre 2011

La supplementazione periconcezionale di Acido folico dimezza il rischio di ritardo grave del linguaggio nel bambino


Larghi studi controllati hanno dimostrato nel recente passato che la supplementazione con acido folico periconcezionale riduce il rischio di difetti del tubo neurale nel bambino (Czeizel AE, et al. N Engl J Med 1992;327:1832-35; Berry RJ, et al. N Engl J Med 1999; 341:1485-90). Altri studi su piccole casistiche lasciano inoltre ipotizzare che la supplementazione con acido folico nelle prime settimane di gravidanza possa influenzare positivamente anche lo sviluppo neurocognitivo del bambino, riducendo l’incidenza di difficoltà di apprendimento e di comportamento (Julvez J, et al. Paediatr Perinat Epidemiol 2009;23:199-206; Roza SL, et al. Brit J Nutr 2010;103:445-52).

Un bellissimo studio prospettico norvegese che ha coinvolto circa quarantamila donne in gravidanza a partire dal 1999 (Norvegian Mother and Child Cohort Study) dimostra ora come la supplementazione periconcezionale (da quattro settimane prima a otto settimane dopo il concepimento) dimezzi il rischio di ritardo grave del linguaggio (inteso come assenza completa o capacità di pronunciare solo una parola e suoni non comprensibili all’età di 3 anni) (Roth C. JAMA 2011;306:1566- 73).

L’effetto favorevole della supplementazione con acido folico è risultato indipendente da molte possibili variabili confondenti: in primo luogo lo stato socioeconomico e culturale della madre, fattore questo che favorisce comunque un maggior uso periconcezionale di acido folico. Nessun effetto favorevole sulla prevenzione del difetto grave del linguaggio ha dimostrato la supplementazione con altre vitamine e oligoelementi se non accompagnata da quella con acido folico.
È interessante notare come l’effetto favorevole sullo sviluppo del linguaggio possa essere considerato un effetto specifico sulla maturazione del sistema nervoso, visto che, nello stesso studio, la supplementazione periconcezionale di acido folico non ha mostrato significativi vantaggi sulla maturazione motoria del bambino. È inutile dire che di tutto questo dovremo ricordarci. O meglio, che tutto questo dovrebbe far parte di quello che tutti sanno e che il pediatra può contribuire a non far dimenticare.

Tratto dalla Pagina Gialla di Medico e Bambino 2011;30:555-556


sabato 26 novembre 2011

Salute del bambino ed esposizione alcolica

L’uso di alcol costituisce un significativo fattore di rischio per la salute pubblica che investe non solo l’età adulta ma anche l’età pediatrica. Infatti, l’esposizione all’alcol può essere “subìta” dal nascituro durante la vita fetale e può essere “scelta” dall’adolescente in conformità a modelli sociali e comportamentali.
Gli effetti sono comunque molto rischiosi per la salute fisica e mentale del futuro adulto e quindi dell’intera società.
In un articolo pubblicato sul numero di Novembre della rivista Medico e Bambino (www.medicoebambino.com) la dott.sa Rosanna Mancinelli dell'Istituto Superiore di Sanità, riporta una panoramica molto precisa sul problema del possibile danno dell'esposizione alcolica.

I punti salienti dei rischi associati all'esposizione dell'alcol per il futuro nascituro possono essere così riassunti:

❏ L’età media del primo consumo di alcol, in Italia, è 12 anni; il valore più basso della UE. Si registra altresì un’abitudine all’alcol sempre più diffusa tra le donne; questo, per ciò che concerne la gravidanza, comporta un maggiore rischio statistico di spettro di danno feto-alcolico (FASD) o, per un danno meglio definito e più severo, di sindrome feto-alcolica (FAS).
❏ Il danno non è dose-correlato, e a tutt’oggi non si conosce un limite di assunzione “sicuro”, raccomandabile.
❏ Tutto è correlato alla capacità e rapidità di metabolizzazione dell’alcol attra verso vari sistemi enzimatici che sono mediamente più efficaci nel maschio rispetto alle donne.
❏ Uno studio epidemiologico su una coorte di 543 bambini indica una prevalenza di FAS dello 0,4-0,7% e una prevalenza di anomalie fisiche comportamentali attribuibili a FASD 5 volte superiore, entrambi valori più alti rispetto ad analoghe ricerche effettuate in altri Paesi.
❏ Se le donne scelgono di bere in gravidanza, non dovrebbero superare una, al massimo due, unità alcoliche (1 UA=12 g di alcol) a settimana, senza con questo avere garanzia di non trasmettere alcun rischio di danno al nascituro.
❏ L’OMS raccomanda di non consumare alcolici sotto i 16 anni di età.

I danni del bambino associati all'esposizione durante la gravidanza all'alcol sono variabili e a volte molto seri e riguardano il ritardo di crescita pre e post-natale; difetto di crescita o morfologia cerebrale con anomalie strutturali del cervello; circonferenza cranica piccola; presenza di due o più anomalie facciali minori tra rime palpebrali brevi, labbro superiore sottile, filtro lungo e piatto.
Le anomalie cognitive e/o comportamentali riguardano la difficoltà nella soluzione di problemi complessi, astrazione, giudizio, matematica. Compaiono inoltre un basso livello evolutivo del linguaggio espressivo e recettivo, labilità emotiva, disfunzione motoria. Il rendimento scolastico è scarso, e spesso l’interazione sociale è difficile, con manifestazioni di aggressività.

"Il danno pre e post-natale è sicuramente multifattoriale, e l’alcol etilico agisce insieme a fattori individuali e ambientali che ne modulano la risposta patologica. Per questo- conclude la dott.sa Mancinelli- indicare una dose di alcol “sicura” per tutte le gravidanze è quantomeno imprudente".

Mancinelli R. SALUTE DEL BAMBINO ED ESPOSIZIONE ALCOLICA. Medico e Bambino 2011;30:565-570


venerdì 18 novembre 2011

Osservatorio ARNO bambini: il Rapporto 2011

Dall'Introduzione del Rapporto ARNO 2011

L’Osservatorio ARNO, attivo da oltre 20 anni con un network di 31 ASL sul territorio nazionale, ha realizzato, nel corso degli ultimi anni, molti rapporti sull’uso dei farmaci nelle popolazioni.
L’Osservatorio ARNO Bambini ha compiuto 13 anni, dal primo rapporto sulla prescrizione farmaceutica realizzato nel 1998. Oggi il progetto si è arricchito sia in termini di dimensioni del database che di complessità delle informazioni; esso dispone, per ogni singolo paziente, dei dati integrati della farmaceutica, della specialistica/diagnostica e dei ricoveri ospedalieri, consentendo di analizzare la storia assistenziale di classi di popolazione portatrici di patologie, studiandole sotto il profilo epidemiologico, socio-sanitario ed economico.
La pediatria rappresenta un target di popolazione con caratteristiche molto articolate e specifiche, i cui bisogni assistenziali ancora oggi sono oggetto di una minore attenzione specifica rispetto alla popolazione generale; le risposte terapeutiche sono spesso mutuate dalle conoscenze sugli adulti e poco si conosce dei carichi assistenziali dei bambini con i problemi caratteristici delle età 0-14 anni. Va anche detto che per comprendere in modo adeguato il panorama dei bisogni e delle risposte sanitarie, in pediatria è necessario allargare l’orizzonte di valutazione in una prospettiva sociale ed ambientale, senza la quale si rischia di avere un punto di osservazione miope e parziale.
Attraverso il data warehouse di ARNO bambini sono possibili molti punti di osservazione, trasversali o longitudinali, per sorvegliare, valutare, coinvolgere popolazioni in programmi di intervento, con gruppi di medici e di loro rappresentanze culturali.
I dati dell’Osservatorio ARNO bambini ci consentono inoltre di valutare l’incidenza della prescrizione di molti farmaci utilizzati al di fuori delle indicazioni consigliate per l’età pediatrica (uso off label).
L’obiettivo del progetto è dare voce ad una lettura/interpretazione dei dati da parte dei pediatri direttamente impegnati nel setting assistenziale territoriale ed in quello ospedaliero, per dare vita ad una contaminazione di idee, che facciano vivere la ricchezza dell’osservatorio ARNO in progetti di "contiguità" fra assistenza e ricerca, che valutando la complessità del mondo reale (e dei pazienti reali,) in una prospettiva epidemiologica, permettano di orientare opportunamente gli interventi socio-sanitari.


Scarica il Rapporto il formato PDF

mercoledì 16 novembre 2011

Raccomandazioni del Working Group Pediatrico dell'AIFA sull' utilizzo del vaccino contro morbillo-parotite-rosolia-varicella (MPRV)

Riportiamo il testo per esteso della raccomandazione del Working Group Pediatrico dell'AIFA in merito alla vaccinazione quadrivalente contro morbillo-parotite-rosolia-varicella (MPRV)


Per l’immunizzazione contro morbillo-parotite-rosolia-varicella sono attualmente disponibili sul mercato vaccini MPR, vaccini contro la varicella e un vaccino tetravalente MPRV. E’ stato ormai documentato un aumentato rischio di comparsa di convulsioni febbrili dopo somministrazione della prima dose di vaccino tetravalente (MPRV) rispetto alla somministrazione separata di vaccini MPR e vaccino antivaricella.
E’stato stimato che nei bambini tra 12-23 mesi di età si hanno da 7 a 9 casi di convulsioni febbrili ogni 10.000 bambini vaccinati con MPRV e 3-4 casi ogni 10.000 bambini vaccinati con i vaccini MPR e V somministrati separatamente. In pratica è atteso un caso in più di convulsione febbrile ogni 2300-2600 bambini vaccinati dopo vaccinazione con MPRV rispetto alla somministrazione separata di MPR e Varicella.


I dati nazionali provenienti dalle segnalazioni spontanee inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza sono in linea con quanto osservato a livello internazionale in studi precedentemente effettuati ed i risultati delle analisi condotte sul database nazionale mostrano un rischio di oltre due volte di convulsioni febbrili dopo somministrazione di vaccino MPRV rispetto alla vaccinazione con vaccini separati. Tale riscontro riguarda in particolare i bambini più piccoli e si osserva nei primi 5-12 giorni dopo la somministrazione del vaccino.


Pertanto il Working Group Pediatrico dell’AIFA, in analogia a quanto suggerito in altri Paesi, raccomanda ai pediatri e agli altri operatori sanitari interessati:
• di non usare il vaccino tetravalente MPRV come prima dose per l’immunizzazione contro morbillo, parotite e rosolia

• di effettuare la prima vaccinazione somministrando separatamente i vaccini MPR e varicella

• di attenersi alle modalità d’uso riportate nel Riassunto delle Caratteristiche del prodotto


Il WGP ricorda infine che il vaccino MPRV può essere utilizzato per la seconda dose.

Il WGP ricorda di segnalare eventuali eventi avversi al responsabile di farmacovigilanza della struttura di appartenenza


Leggi il comunicato per esteso in formato PDF completo delle voci bibliografiche

sabato 12 novembre 2011

Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti: le linee guida del Sistema nazionale per le linee guida (SNLG)

Sono state pubblicate dal Sistema nazionale per le linee guida (SNLG) dell'Istituto Superiore di Sanità le linee-guida: "Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti".

Riportiamo la presentazione all'importante lavoro svolto, un esempio di vera partecipazione collaborativa multidisciplinare italiana.

Questa linea guida sui trattamenti dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti, si sviluppa all'interno del primo programma nazionale di ricerca sulla salute mentale nell'infanzia e nell’adolescenza, il Programma strategico Un approccio epidemiologico ai disturbi dello spettro autistico e rappresenta il primo documento di questo tipo prodotto dal Sistema nazionale per le linee guida nell'area della salute mentale dell'infanzia e dell'adolescenza.

Con il Programma strategico la linea guida condivide la finalità generale, ossia produrre attraverso gli strumenti della ricerca scientifica risultati trasferibili alla pratica clinica, nonché fruibili da tutti i soggetti interessati.

Nell'ampio panorama di offerte terapeutiche rivolte alle persone con disturbi dello spettro autistico, questa linea guida fornisce un orientamento su quali sono gli interventi per cui sono disponibili prove scientifiche di valutazione di efficacia, articolando le raccomandazioni per la pratica clinica sulla base di queste prove.

Considerata la gravità dei quadri clinici associati ai disturbi dello spettro autistico, l'impatto che questi disturbi hanno sulla vita delle persone e delle loro famiglie durante tutto l'arco della vita, nonché la difficoltà per gli operatori di orientarsi tra le molte offerte terapeutiche disponibili, certamente questa linea guida rappresenta il primo, indispensabile passo per garantire una risposta adeguata ai bisogni terapeutici di queste persone.

È prevista anche una versione per il pubblico di questa linea guida, che riteniamo di importanza fondamentale per garantire l'auspicata partecipazione consapevole delle famiglie e dei cittadini alla gestione del proprio stato di salute.

Alfonso Mele
Istituto Superiore di Sanità

Leggi la Linea Guida:
“Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti”



lunedì 31 ottobre 2011

Bambini, adolescenti e WEB

Al via per la prima volta gli Stati Generali della Pediatria: 19 tavole rotonde che si svolgeranno in contemporanea in altrettante regioni italiane il 19 novembre, in occasione della Giornata mondiale del bambino e dell’adolescente. A lanciare l’iniziativa è la Società Italiana di Pediatria (SIP), da sempre attenta ai temi non solo di salute, ma anche sociali, dell’infanzia e dell’adolescenza.

Un evento inedito attraverso il quale la SIP, forte dei suoi oltre 9mila iscritti, intende coinvolgere genitori, giornalisti, magistrati, istituzioni, insegnanti, forze dell’ordine, in sostanza tutta la società civile, su uno dei temi più discussi: come promuovere un uso più consapevole del web che valorizzi le opportunità e minimizzi i rischi.

Come emerge da un’indagine realizzata in 25 paesi europei dalla rete EU Kids On line, nell’ambito dal Safer Internet Programme della Commissione Europea, i bambini e gli adolescenti italiani hanno minori competenze digitali rispetto ai loro coetanei europei e i loro genitori sono meno consapevoli, rispetto alla media europea, dei rischi sperimentati sul web dai figli (l’81% dei genitori i cui bambini hanno ricevuto messaggi offensivi on line non ne è a conoscenza contro il 56% della media Ue; il 67% dei genitori, contro una media UE del 61%, ignora che i propri figli hanno incontrato faccia a faccia persone conosciute on line). Ed ancora, gli insegnanti italiani risultano i meno disposti in Europa ad aiutare i bambini ad utilizzare internet (65% contro una media del 73%).

“Come pediatri sentiamo il dovere di impegnarci per promuovere un uso più utile e sicuro del web, un obiettivo che richiede il coinvolgimento di tutti i cosiddetti ‘stakeholders’ che ruotano attorno al bambino, soprattutto genitori e insegnanti”, afferma il Presidente della SIP Alberto G. Ugazio. “Solo costruendo con loro un’alleanza strategica possiamo immaginare sviluppi del web a favore della salute e del benessere dei bambini e degli adolescenti. Centrale, in particolare, è il ruolo della scuola sia per favorire una maggiore ‘alfabetizzazione digitale’ degli studenti sia per offrire un supporto conoscitivo ai genitori, spesso meno capaci dei propri figli di navigare sul web”.

Per documentarsi vedi anche:

WEB e ragazzi: problema o opportunità?



lunedì 24 ottobre 2011

Crisi economica e condizione infantile: un articolo su Medico e Bambino













La crisi economica ha già iniziato a far sentire i suoi effetti sulle famiglie, ed è previsto che questi si accentuino nel prossimo futuro.

Quali le conseguenze sulla salute dei bambini e più in generale sulla condizione infantile?

Basandosi su ricerche e studi l'articolo di Giorgio Tamburlini: CRISI ECONOMICA E CONDIZIONE INFANTILE. Medico e Bambino 2011;30:505-9 (ad accesso libero sul numero di ottobre della rivista) fa il punto sulle implicazioni e indica una serie di misure e politiche da attuare per ridurre l'impatto sui bambini della crisi economica ed evidenzia il ruolo che i professionisti dedicati all'infanzia potrebbero avere nel dare loro supporto.

Questi che seguono sono i punti chiave in discussione nell'articolo:

❏ Nei Paesi a medio-alto reddito tra le conseguenze a breve e medio termine va annoverata una contrazione della fertilità che negli ultimi anni, grazie al contributo degli immigrati, aveva fatto registrare un sia pur lieve incremento.
❏ La riduzione del reddito disponibile per le famiglie più povere con bambini porta a una contrazione delle spese per l’alimentazione e quindi possibili conseguenze sullo stato nutrizionale.
❏ Lo stress intrafamiliare e la diminuzione della coesione sociale fanno prevedere un aumento dei problemi psicosociali e di salute mentale, del maltrattamento e un deterioramento delle pratiche e delle opportunità educative.
❏ La situazione si presenta particolarmente preoccupante in Italia sia per la gravità della crisi che per la preesistente inadeguatezza delle politiche a sostegno dei nuclei familiari e dell’infanzia. Esistono politiche e interventi che, a livello delle amministrazioni locali, devono essere supportati al fine di ridurre l’impatto della crisi sui bambini in generale e sui gruppi più svantaggiati in particolare. I pediatri e gli altri gruppi professionali dedicati all’infanzia devono giocare un ruolo in questa situazione.

Tamburlini G. Crisi economica e condizione infantile. Medico e Bambino 2011;30:505-9




sabato 22 ottobre 2011

Global tubercolosis control 2011: il rapporto dell'OMS

E' stato pubblicato l'11 ottobre dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il 16° Rapporto Globale sulla Tubercolosi (Global Tuberculosis Control 2011) che fornisce una valutazione comprensiva ed aggiornata dell’epidemia di tubercolosi (TB) nel mondo usando i dati provenienti da 198 paesi, che rappresentano il 99% dei casi globali di tubercolosi.

Con 8,8 milioni di casi segnalati, i dati del 2010 confermano la riduzione dell’incidenza di casi di tubercolosi registrata a partire dal 2002. Su scala nazionale, tra il 1990 e il 2010, il risultato migliore è stato osservato in Cina dove il tasso di incidenza è calato mediamente del 3,4% per anno e il tasso di mortalità è diminuito di circa l’80%.

I dati sull’incidenza relativi al 2010 mettono in evidenza che una percentuale intorno al 13% è stata registrata tra gli HIV positivi, che l'India e la Cina rappresentano il 40% dei casi di TB totali e che 3,2 milioni di casi erano di sesso femminile.

Il report evidenzia i progressi compiuti nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio (millennium goal) sulla tubercolosi: i dati provenienti dalle sei Regioni OMS indicano buoni risultati sulla riduzione della mortalità per 5 Regioni su 6 (ad eccezione della Regione africana) e mostrano che la Regione delle Americhe ha già raggiunto l’obiettivo sulla riduzione della prevalenza.

Nel rapporto è riportata una intera sezione dedicata ai dati delle singole Nazioni. 22 Nazioni hanno un alto "burden" di TB (80% dei nuovi casi a livello mondiale).
L'80% di casi di tubercolosi in sieropositivi da HIV sono in Africa.
I paesi con più casi di tubercolosi in Africa (oltre 1,4 milioni di casi notificati) sono il Sudafrica (oltre 400 mila casi), al terzo posto mondiale dopo India e Cina, l'Etiopia (oltre 148 mila casi), la Repubblica Democratica Congo (112 mila casi), il Kenya (102 mila casi), la Nigeria (88 mila casi), la Tanzania (71 mila casi), il Mozambico (43 mila casi), lo Zimbabwe (42 mila casi) e l'Uganda (41 mila casi).
I dati sulla TB riferiti a 100 Nazioni, sono disponibili, con apposita ricerca, al seguente indirizzo:
http://www.who.int/tb/country/data/profiles/en/index.html

Quello dell'Italia (vedi i dati), confermano la riduzione dei casi anche per il 2010.

Per maggiori informazioni scarica il documento “Global tubercolosis control 2011” e consulta il sito OMS.


giovedì 13 ottobre 2011

Raccomandazioni del Ministero della Salute sull'impiego dei vaccini antinfluenzali per la stagione 2011-12

In data 9 agosto il Ministero della Salute ha emanato Le raccomandazioni per la prevenzione e il controllo dell'influenza per la stagione 2011-12. La campagna vaccinale è iniziata in questi giorni. Riportiamo il paragrafo del documento: 2.2.2 che riporta le categorie di pazienti da sottoporre in modo prioritario all'intervento di prevenzione vaccinale.

"Il vaccino antinfluenzale è indicato per tutti i soggetti che desiderano evitare la malattia influenzale e che non abbiano specifiche controindicazioni (vedi avanti).
Tuttavia, in accordo con gli obiettivi della pianificazione sanitaria nazionale e con il perseguimento degli obiettivi specifici del programma di immunizzazione contro l'influenza, tale vaccinazione viene offerta attivamente e gratuitamente ai soggetti che per le loro condizioni personali corrano un maggior rischio di andare incontro a complicanze nel caso contraggano l'influenza.
Il periodo destinato alla conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale è, per la nostra situazione climatica e per l’andamento temporale mostrato dalle epidemie influenzali in Italia, quello autunnale, a partire dalla metà di ottobre fino a fine dicembre.
La campagna di vaccinazione stagionale, promossa ed economicamente sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale, è rivolta principalmente ai soggetti classificati e individuati a rischio di complicanze severe e a volte letali, in caso contraggano l'influenza.
L'offerta gratuita attiva è rivolta anche alle persone non a rischio che svolgono attività di particolare valenza sociale.

L’inserimento dei bambini sani di età compresa tra 6 mesi e 24 mesi (o fino a 5 anni) nelle categorie da immunizzare prioritariamente contro l’influenza stagionale è un argomento attualmente oggetto di discussione da parte della comunità scientifica internazionale, soprattutto a causa della mancanza di studi clinici controllati di efficacia.
L’offerta di vaccinazione è raccomandata dalla Sanità Americana e Canadese e da pochi paesi della Comunità Europea (es. Finlandia) ma i dati di copertura vaccinale finora raggiunti non consentono di valutare l’impatto di tale intervento. Pertanto non si ritiene necessario promuovere programmi di offerta attiva gratuita del vaccino influenzale stagionale ai bambini che non presentino fattori individuali di rischio.
Ciò non significa che vi siano controindicazioni alla vaccinazione dei bambini “sani” di età superiore a 6 mesi, qualora il loro pediatra optasse per tale scelta. Valgono per loro le stesse regole (dosaggio, n° di dosi) indicate per i bambini appartenenti ai gruppi di rischio.
Per tutti i soggetti della popolazione generale che decidano di vaccinarsi contro l’influenza stagionale, per varie motivazioni (timore della malattia, viaggi, lavoro, etc.), il vaccino stagionale è disponibile presso le farmacie.
Occorre sottolineare che la protezione indotta dal vaccino comincia due settimane dopo l’inoculazione e perdura per un periodo di sei-otto mesi, poi tende a declinare. Per tale motivo, e perché possono cambiare i ceppi in circolazione, è necessario sottoporsi a vaccinazione antinfluenzale all’inizio di ogni nuova stagione influenzale".

lunedì 26 settembre 2011

Controindicazione all'uso delle supposte contenenti derivati terpenici: il comunicato dell'EMA

Al termine della revisione sui medicinali contenenti derivati terpenici, il Comitato per i Medicinali per uso umano dell’Agenzia Europea dei Medicinali (CHMP) ha concluso che le supposte contenenti derivati terpenici devono essere controindicate nei bambini di età inferiore a 30 mesi, nei bambini con una storia di convulsioni febbrili o epilessia e nei bambini con una storia recente di lesione anorettale, a causa di un rischio di disturbi neurologici, soprattutto convulsioni.

Domande e risposte sulla revisione di supposte contenenti derivati terpenici


Esito di una procedura ai sensi dell'Articolo 31 della Direttiva 2001/83/CE e successive modifiche.

L'Agenzia Europea dei Medicinali ha completato una revisione sulla sicurezza e l'efficacia di supposte contenenti derivati terpenici. Il Comitato per i Prodotti Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell'EMEA ha concluso che l'uso di questi medicinali deve essere controindicato nei bambini di età inferiore a 30 mesi, nei bambini con una storia di epilessia o convulsioni febbrili e nei bambini con una storia recente di lesione anorettale.

Cosa sono le supposte contenenti derivati terpenici?
Le supposte contenenti derivati terpenici sono medicinali usati nel trattamento di tosse e raffreddore. Nell'Unione Europea sono autorizzati con procedure nazionali e sono disponibili senza prescrizione medica. Sono attualmente in commercio in Belgio, Francia, Lussemburgo, Finlandia, Italia, Portogallo e Spagna, con diversi nomi commerciali.
I derivati terpenici sono ottenuti da sostanze naturali sintetizzate principalmente da piante come le conifere. Essi comprendono canfora, cineolo, niaouli, timo selvatico, terpineolo, terpina, citrale, mentolo e olii essenziali di aghi di pino, eucalipto e trementina. Farmaci contenenti derivati terpenici sono disponibili in varie forme farmaceutiche, come le soluzioni da inalare o frizionare sulla pelle e le supposte.
Le indicazioni approvate per supposte contenenti derivati terpenici variano nei diversi Paesi dell'Unione Europea, ma di solito includono il trattamento di supporto di lievi affezioni bronchiali acute, particolarmente tosse produttiva e non produttiva.

Perché le supposte contenenti derivati terpenici sono state sottoposte a revisione?
L'Agenzia regolatoria francese nutriva preoccupazioni circa la sicurezza di supposte contenenti derivati terpenici, in particolare nei bambini per il rischio di gravi effetti collaterali neurologici quali convulsioni. Le preoccupazioni dell’Agenzia francese riguardavano anche la mancanza di dati attendibili sulla efficacia di questi farmaci e il fatto che non sono in linea con le più recenti raccomandazioni cliniche per il trattamento della tosse nei bambini.
Di conseguenza, il 27 ottobre 2010 l'Agenzia francese ha chiesto al CHMP di effettuare una completa valutazione del rapporto beneficio-rischio sulle supposte contenenti derivati terpenici nei bambini di età inferiore ai 30 mesi di età e di emettere un parere in merito alle autorizzazioni all'immissione in commercio di questi medicinali: se debbano essere mantenute, modificate, sospese o revocate, per questa popolazione di pazienti, in tutta l'UE.

Quali dati ha rivisto il CHMP?
Il CHMP ha esaminato la valutazione effettuata dalla Francia sul rapporto beneficio-rischio e le informazioni richieste alle aziende che commercializzano nell'UE supposte contenenti derivati terpenici.
Questa valutazione ha incluso i dati provenienti dagli studi a sostegno delle autorizzazioni all'immissionein commercio e i dati di sicurezza incluse le segnalazioni di effetti collaterali derivanti dalla sorveglianza post-marketing e i dati di letteratura pubblicati.

Quali sono le conclusioni del CHMP?
Sulla base della valutazione dei dati attualmente disponibili e della discussione scientifica all'interno del Comitato, il CHMP ha concluso che per questi farmaci vi è un rischio di disturbi neurologici, convulsioni soprattutto, nei neonati e nei bambini piccoli. Il CHMP ha osservato che i bambini di età fino a 30 mesi e bambini con una storia di epilessia o convulsioni febbrili sono più a rischio di questi effetti collaterali neurologici. Ha inoltre deciso che c'è un rischio per questi farmaci di causare lesioni locali anorettali (escrescenze precancerose nell'ano o nel retto).
Il Comitato ha osservato che l'efficacia di questi medicinali non è stata chiaramente dimostrata, poiché non sono stati condotti studi clinici su supposte contenenti derivati terpenici in particolare su neonati e bambini.
Il Comitato ha pertanto raccomandato che l'uso di supposte contenenti derivati terpenici deve essere controindicato nei bambini sotto i 30 mesi di età, nei bambini con una storia di epilessia o convulsioni febbrili e nei bambini con una storia recente di lesione anorettale.

Quali sono le raccomandazioni per i pazienti e chi se ne prende cura?
• Le supposte contenenti derivati terpenici non devono essere usate nei bambini sotto i 30 mesi di età, nei bambini con una storia di epilessia o convulsioni febbrili e nei bambini con una storia recente di lesione anorettale.
• I derivati terpenici in altre forme farmaceutiche, come ad esempio le soluzioni da inalare o da frizionare sulla pelle, possono continuare ad essere utilizzati come attualmente autorizzati.
• I pazienti e chi si prende cura di loro che hanno delle domande devono rivolgersi al loro medico o al farmacista.
• Una decisione della Commissione Europea su questa opinione sarà rilasciata a tempo debito.

sabato 17 settembre 2011

Il fallimento della comunità nel tutelare una risorsa fondamentale: gli antibiotici

L’anno 2011 verrà ricordato per una presa di posizione molto forte da parte della comunità scientifica, ma anche da parte di alcuni organismi istituzionali e regolatori, sul problema della resistenza di alcuni batteri agli antibiotici. Gli appelli che sono stati lanciati ai medici, alle autorità nazionali e internazionali, alla comunità medica, ai veterinari, ai responsabili dell’industria e a tutta la popolazione hanno assunto toni di appello (quasi di ultimatum), al fine di favorire una mobilitazione mondiale che eviti una catastrofe sanitaria a causa dell’emergere e del proliferare di batteri resistenti a tutti gli antibiotici.

Il problema viene affrontato in un editoriale pubblicato sul numero di settembre di Medico e Bambino.

Riportiamo le proposte più significative (che riguardano più direttamente l'operato della comunità medica, ma anche di quella dei pazienti) che vengono fatte al fine di contenere il problema, in una prospettiva, non più differibile, di ragionevolezza e di professionalità, personale e comunitaria.

- Occorre che ciascun operatore sanitario si attenga a regole condivise nel momento in cui prescrive questa classe di farmaci, rispettando in primis il principio della “reale necessità”, vale a dire in presenza di un’infezione documentata o presunta a eziologia batterica, in conformità con quelle che sono le linee guida (LG) disponibili a livello nazionale e internazionale, spesso disattese e che per alcune patologie comuni del bambino prevedono a volte una strategia di "vigile attesa".

- Occorre che venga favorita la diffusione di semplici strumenti diagnostici che consentano, a livello ambulatoriale e ospedaliero, una diagnosi rapida che distingua le infezioni batteriche da quelle virali, tenendo in considerazione il bilancio tra costi e benefici.

- Occorre che venga incentivata la messa a punto di sistemi di sorveglianza sul problema della resistenza antibiotica a livello locale e nazionale, in rete con organismi internazionali.

- Occorre che la comunità dei medici faccia pressione sugli organismi istituzionali per favorire campagne informative (permanenti e non estemporanee) rivolte agli stessi medici ma anche alla comunità dei pazienti sui principi di un uso corretto degli antibiotici, sulla necessità di adottare eventuali misure efficaci nel prevenire la diffusione del contagio di alcune malattie infettive, in primis tra queste il corretto lavaggio delle mani.

Le Azioni da attuare da parte delle autorità sanitarie hanno come priorità i seguenti punti:

1. Somministrare agli animali solo gli antibiotici non utilizzati nella medicina umana, e unicamente per azioni terapeutiche. È fondamentale riservare alla medicina umana le classi di antibiotici più importanti.

2. Bandire l’utilizzo degli antibiotici nell’alimentazione degli animali per accelerarne la crescita.

3. Disciplinare la vendita degli antibiotici destinati alla medicina umana e proibire la loro vendita senza prescrizione medica in tutti i Paesi del mondo.

4. Proporre agli organismi internazionali (Unione Europea, WHO) un documento per il corretto utilizzo degli antibiotici, da far firmare ai Ministri della Sanità di tutti i Paesi, che si impegneranno a farlo rispettare.

L'editoriale si conclude con una visione che accomuna il problema della "crisi" degli antibiotici a quella della crisi economica mondiale.

"La crisi degli antibiotici e il fallimento della comunità nel preservare questa importante risorsa sono in qualche modo speculari alla crisi che sta attraversando il sistema economico e politico mondiale. Stessi errori e disattenzioni: l’illusione di risorse infinite; gli sprechi per rincorrere un miraggio di benessere assoluto; gli abusi di risorse limitate a discapito di luoghi, situazioni, persone e cose; l’avere ignorato i segnali che presagivano la crisi e che indicavano la necessità di intraprendere percorsi virtuosi; non ultimo le complicità e gli affarismi che per anni hanno interessato il mondo dell’industria e gli stessi medici, per poi arrivare a dire che le risorse finanziarie per investire nella ricerca (nuovi antibiotici) erano finite.
Siamo tutti responsabili di quello che sta accadendo a discapito di persone con malattie gravi che, per le disattenzioni che abbiamo avuto, rischiano di vedere vanificate in poco tempo tante sofferenze e speranze. Non è più il momento di vivere complicità e silenzi. Occorre essere per lo meno ragionevolmente informati e consapevoli".


Marchetti F. Il fallimento della comunità nel tutelare una risorsa fondamentale: gli antibiotici. Medico e Bambino 2011;7:415-7

domenica 4 settembre 2011

Le infezioni delle vie urinarie: le nuove linee guida dell'Accademia Americana di Pediatria








L'American Accademy of Pediatrics (AAP) ha pubblicato sul numero di settembre di Pediatrics le nuove linee guida per la gestione del bambino con infezione delle vie urinarie (IVU) di età compresa tra i 2 e i 24 mesi.

Una piccola rivoluzione rispetto alle raccomandazione formulate nel 1999, che tengono conto delle evidenze prodotte sul problema nel corso degli ultimi anni.

A dire il vero le raccomandazioni a cui si è giunti non sono molto diverse da quelle che sono state le prese di posizione formulate in Italia, già da diversi anni, in articoli in qualche modo anticipatori e nello stesso documento di Consensus pubblicato su Medico e Bambino nel 2009 da parte della Società Italiana di Nefrologia Pediatrica.

I punti di maggiore rilievo delle nuove LG sono i seguenti:

- La profilassi antibiotica non risulta essere efficace, come dimostrato in almeno 6 RCT (di cui 2 prodotti da gruppi italiani), nel prevenire nuovi episodi di IVU, sia nei bambini che non hanno un reflusso vescico ureterale (RVU) sia in quelli con RVU di I-IV grado e pertanto non è raccomandata

- la terapia antibiotica per via orale è ugualmente efficace rispetto a quella per via parenterale, con una durata del trattamento che varia dai 7 ai 14 giorni

- l'uso tempestivo dell'antibiotico in corso di IVU è auspicabile in quanto in grado di ridurre il danno renale

- dopo il primo di IVU è raccomandata l'esecuzione dell'ecografia renale e vescicale con l'obiettivo di documentare una eventuale malformazione delle vie urinarie

- La cistoureterografia (CUG) è indicata solo in presenza, all'esame ecografico, di idronefrosi, presenza di scar renale, o altre evidenze di un RVU di alto grado o di una uropatia ostruttiva.

- La CUG è raccomandata anche in presenza di recidive di IVU febbrili.

Nulla di nuovo sotto il sole, ma l'ufficilità del documento è ovviamente di rilievo anche per il metodo di lavoro adottato per arrivare a produrre questa LG.

Se ci pensiamo si tratta dell'ennesima semplificazione di un problema relativamente frequente, che deve avere una gestione ambulatoriale o di osservazione breve in Pronto Soccorso nella stragrande maggioranza dei casi.

Sarebbe interessante verificare quanto queste LG dell'AAP che seguono, lo ribadiamo, quelle della Società Italiana di Nefrologia Pediatrica, sono applicate nella pratica pediatrica italiana. Basterebbe forse un semplice percorso di verifica a partire ad esempio dai dati computerizzati disponibili negli ambulatori del Pediatri di Famiglia.

Federico Marchetti

I documenti pubblicati su Pediatrics ad accesso libero:

Newman TB. The New American Academy of Pediatrics Urinary Tract Infection Guideline. Pediatrics. 2011; 128(3): 572-5

Finnell SM, Carroll AE, Downs SM; the Subcommittee on Urinary Tract Infection. Technical Report--Diagnosis and Management of an Initial UTI in Febrile Infants and Young Children. Pediatrics. 2011;128:e749.

SUBCOMMITTEE ON URINARY TRACT INFECTION; STEERING COMMITTEE ON QUALITY IMPROVEMENT AND MANAGEMENT. Urinary Tract Infection: Clinical Practice Guideline for the Diagnosis and Management of the Initial UTI in Febrile Infants and Children 2 to 24 Months. Pediatrics. 2011;128:128(3):595-610

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G. Montini, A. Ammenti, L. Cataldi, R. Chimenz, V. Fanos, A. La Manna, G. Marra, M. Materassi, P. Pecile, M. Pennesi, L. Pisanello, F. Sica, A. Toffolo. Le infezioni febbrili delle vie urinarie. Medico e Bambino 2009;28(6):359-370