venerdì 27 gennaio 2012

Raccomandazioni del Working Group Pediatrico Dell'AIFA: Corretta Posologia di Lamotrigina e dell'associazione Lamotrigia e Sodio Valproato

A seguito di alcune segnalazioni di sospette reazioni avverse verificatesi in bambini dopo co-somministrazione di Lamotrigina e Valproato di Sodio, il Working Group Pediatrico (WGP) dell'AIFA ritiene opportuno richiamare l’attenzione dei prescrittori sulle corrette modalità di somministrazione dei due farmaci.

Sia la Lamotrigina che il Valproato di Sodio in monoterapia sono associati ad un aumento del rischio di reazioni avverse cutanee, tale rischio risulta aumentato nella terapia di associazione. In particolare il trattamento con Lamotrigina può determinare reazioni avverse cutanee, generalmente verificatesi entro le prime otto settimane dall’inizio del trattamento, compresi casi di rash potenzialmente pericolosi per la vita quali la sindrome di Stevens-Johnson (SSJ) e la necrolisi epidermica tossica o sindrome di Lyell. L’incidenza di rash associati con Lamotrigina è maggiore nei bambini rispetto agli adulti.

Il rischio complessivo di rash appare fortemente associato con :

- Elevate dosi iniziali di Lamotrigina che superino le dosi raccomandate per la titolazione
- Uso concomitante di Valproato che raddoppia l’emivita della Lamotrigina

Nell’ambito dell’attività di monitoraggio nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza delle segnalazioni di sospette reazioni avverse (RA) riguardanti la popolazione pediatrica, è stato riscontrato che lo schema posologico raccomandato per l’associazione Lamotrigina- Valproato di Sodio non è stato seguito nel 30% delle reazioni classificate come gravi (50% considerando le reazioni SSJ e Lyell) e nel 50% delle reazioni avverse non gravi.

Il WGP dell’AIFA raccomanda pertanto ai prescrittori:

- di rispettare le modalità d’uso autorizzate e riportate nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Lamotrigina
- nel caso si verifichi una eruzione cutanea di valutare immediatamente la necessità di interrompere il trattamento;
- di non trattare nuovamente il paziente che abbia sospeso la Lamotrigina a causa di reazioni cutanee;

Ricorda che:

- la posologia di Lamotrigina deve essere aumentata progressivamente ed in maniera conforme agli schemi posologici raccomandati;
- l’associazione Lamotrigina-Sodio Valproato deve essere riservata alle situazioni in cui il beneficio atteso superi il rischio cutaneo. Se l’associazione è necessaria occorre ridurre la posologia di Lamotrigina;
- nei bambini la manifestazione iniziale di un rash può essere scambiata per un’infezione, il medico deve prendere in considerazione la possibilità di una reazione al trattamento con Lamotrigina in bambini che sviluppino sintomi di rash e febbre durante le prime otto settimane di terapia;
- la reazione cutanea può essere un segno di una reazione di ipersensibilità, può determinare inoltre: febbre, danno epatico, alterazione della funzione renale, danno ematologico, adenopatia, edema del viso o congiuntivite. In alcuni casi le reazioni precoci di ipersensibilità possono precedere le eruzioni cutanee.

Leggi il comunicato del WGP dell'AIFA per esteso in merito anche alle Tabelle posologiche e alla documentazione bibliografica

lunedì 23 gennaio 2012

L'india da un anno non ha più casi di poliomelite

In India il virus della poliomielite non ha più fatto la sua comparsa nel paese per 12 mesi consecutivi. Il Paese dovrebbe essere pertanto eliminata dalla lista dei paesi in cui la patologia è endemica.

A metà del decennio passato, quando ci si interrogava sulle possibilità di successo della campagna per cancellare la poliomielite dall'intero pianeta, l'ostacolo maggiore veniva sintetizzato con l'acronimo PAIN: vale a dire, Pakistan, Afghanistan, India e Nigeria, i quattro paesi che si frapponevano ostinatamente alla via verso il successo. Quei quattro paesi non erano mai riusciti a fermare la diffusione del virus della poliomielite all'interno dei propri confini e continuavano a trasmettere il virus in luoghi dove la trasmissione era già stata interrotta.

L'India, che un tempo appariva destinata a essere l'ultimo paese della Terra a liberarsi dalla polio, sembra infatti riuscita a superare Pakistan, Afghanistan e Nigeria nella lotta al virus. L'ultimo bambino indiano paralizzato dalla poliomielite si è ammalato il 13 gennaio 2011, e i controlli sulla presenza del poliovirus nelle acque reflue non hanno rilevato il patogeno per oltre un anno.

Se l'India fornirà dati che indicano l'assenza di casi polio per 12 mesi consecutivi, verrà depennata dalla lista dei paesi in cui la poliomielite è considerata endemica, in cui sono presenti gli altri tre. Una dichiarazione dalla Global Polio Eradication Initiative è attesa in questi giorni, ma considerato il tempo necessario per terminare le prove di laboratorio in corso, è verosimile che si debba aspettare la metà di febbraio prima di avere la conferma ufficiale.

La sensazione è che l'India sia sulla soglia di un risultato importante, ottenuto contro ogni probabilità. "Questo è per noi un risultato enorme. Ci sono volute decine di milioni di operatori sanitari e una mobilitazione immensa per arrivare a questo punto", dice Hamid Jafari, responsabile per l'Organizzazione Mondiale della Sanità

Dove i bambini sono ben nutriti e sani, bastano tre dosi di vaccino antipolio orale e il gioco è fatto. Ma nei bambini malnutriti che vivono dove l'igiene è scarsa e la diarrea è un fatto di vita quotidiana non è possibile far insorgere così facilmente una risposta immunitaria protettiva. In India, capitava che bambini vaccinati otto, dieci o più volte cadessero lo stesso vittima della poliomielite.

La via d'uscita si iniziò a intravedere con l'introduzione di nuovi vaccini che avevano come obiettivo prima uno e quindi due ceppi della poliomielite, piuttosto che tutti e tre. Ma il paese aveva comunque di fronte sfide enormi. In India localizzare e vaccinare tutti i bambini vulnerabili è un compito immane. Nei due stati poveri del nord, l'Uttar Pradesh e il Bihar, dove la polio ha fatto la sua ultima apparizione, nasce ogni mese più di mezzo milione di bambini. Nelle due giornate di vaccinazione nazionale, due volte all'anno 2,3 milioni di vaccinatori visitano 209 milioni famiglie.

Oltre a introdurre un vaccino più efficace, l'India ha fatto di tutto per scovare i bambini più ad alto rischio, quelli delle famiglie che si spostano per il paese in cerca di lavoro stagionale. Punti di transito, stazioni, depositi di autobus, incroci fra le strade più trafficate, durante le campagne di vaccinazione sono stati tutti trasformati in centri di distribuzione. Ed è stato fatto uno sforzo particolare per individuare e mappare i luoghi in cui piazzavano i loro campi le famiglie dei migranti, per essere sicuri che le squadre di vaccinazione non le perdessero durante il loro giro.

Gli osservatori hanno ampiamente elogiato l'India per l'impegno profuso e per i 2 miliardi di dollari che sta spendendo per eliminare la poliomielite. "Il successo dell'India è effettivamente il risultato di una determinazione visionaria e di tenace perseveranza", afferma Liam Donaldson, ex direttore della Agenzia per la tutela della salute del Regno Unito e presidente del comitato di esperti indipendente che verifica l'eradicazione della poliomielite. "Questo risultato è dovuto ai leader del paese e a molte valenti persone che vi si sono dedicate lavorando sia per il governo e sia per le agenzie che hanno collaborato."

Ma le sfide restano. Il paese che prima esportava il virus della polio è ora vulnerabile alle re-infezioni provenienti dai vicini, in particolare il Pakistan e l'Afghanistan. Jafari dice che: "In questo momento il nostro maggiore nemico sarebbe l'auto-compiacimento e il pensare che il lavoro sia ormai fatto, perché il rischio di re-introduzione è reale."

Anche se le sfide affrontate da altri paesi che stanno ancora combattendo la polio non sono identiche a quelle fronteggiate dall'India, la nazione è in grado di condividere le proprie competenze. Molti di quelli che hanno lavorato sulla poliomielite in India si sono già trasferiti in altri paesi per offrire aiuto. Il programma indiano prevede anche la condivisione di documenti di pianificazione e del sistema messo a punto per garantire un sistema di controllo delle prestazioni fornite.
India: vittoria sulla poliomielite?Un ragazzo di Firozabad, nello stato indiano dell'Uttar Pradesh, mostra il dito macchiato di colore per indicare che è stato appena vaccinato
Fonte (modificata): Le Scienze, edizione italiana di Scientific American

Leggi il Comunicato stampa dell'OMS




lunedì 9 gennaio 2012

La rivista New England Journal of Medicine compie 200 anni

La rivista New England Journal of Medicine compie 200 anni. Il primo numero è del gennaio del 1812. Il mondo scientifico (e non solo) deve molto a questa rivista che ha cambiato profondamente la storia della Medicina, della Scienza e della stessa Società.

Duecento anni fa nasceva il New England Journal of Medicine. Il primo numero della rivista ancora oggi piu' importante al mondo nel campo della salute e' stato distribuito nel gennaio del 1812, e la ricorrenza viene festeggiata da un numero speciale e da una pagina web che ripercorrono la storia della medicina.

Non c’erano stetoscopi, raggi X, antibiotici o vaccini, e l’anestesia consisteva in qualche sorso di whisky. Duecento anni fa, alla nascita del New England Journal of Medicine, la medicina era molto diversa da ora, e anche grazie alla rivista, tutt’ora la più prestigiosa nel campo della salute, ha potuto fare gli enormi balzi dalle sanguisughe al genoma.
La ricorrenza viene festeggiata in questi giorni con un numero speciale, che ripercorre le tappe fondamentali della storia della medicina, e con una pagina web aperta anche al contributo dei lettori. “Le prime 100 copie furono consegnate a mano da messi a cavallo nel gennaio del 1812 - ricorda il direttore Jeffrey Drazen nell’editoriale di apertura - oggi 2 milioni di persone leggono la rivista online tutti i mesi. è il più vecchio giornale medico del mondo ancora in attività, e ha cambiato le vite in molti più modi di quanto si possa immaginare

Il merito principale della rivista e' stato quello di introdurre, in un periodo in cui il colera si curava con i salassi e gli attacchi cardiaci con il riposo a letto, il metodo scientifico anche nelle pratiche mediche. L'idea venne a due medici di Boston, John Collins Warren e James Jackson, e il primo articolo, scritto dal padre di Warren che era chirurgo dell'esercito, era sul "dolore al petto causato dal cemento che ostruisce le arterie".

Fra le varie ricerche fondamentali pubblicate dalla rivista ce n'e' anche una particolarmente cara all'Italia: 30 anni fa usciva l'articolo che descriveva la tecnica ideata dal gruppo di Umberto Veronesi per la rimozione del carcinoma mammario senza asportare interamente il seno.

Leggi l'Editoriale pubblicato sul New England Journal Medicine

Leggi la "Guida" alla storia del New England Journal Medicine di Allan M. Brandt

”.

venerdì 6 gennaio 2012

Rapporto sulla sorveglianza postmarketing dei vaccini in Italia 2009 - 2010

Dalla Prefazione del Rapporto

L’analisi delle segnalazioni spontanee di reazioni avverse è lo strumento più veloce per il monitoraggio continuo e quotidiano della sicurezza di farmaci e vaccini. Proprio attraverso la segnalazione, molto spesso, vengono messe in evidenza problematiche specifiche di sicurezza che necessitano di essere approfondite attraverso la conduzione di studi formali.

Il volume prende in esame la classe dei vaccini, sui quali è posta da sempre particolare attenzione poiché somministrati prevalentemente a persone sane in età pediatrica; inoltre, è noto come nel caso dei vaccini un’informazione puntuale, corretta e trasparente sia fondamentale per la riuscita delle campagne vaccinali, a tutela di tutta la comunità potenzialmente esposta alle malattie che si intendono prevenire.

Nel testo sono ripercorse le attività di routine per la sorveglianza sui vaccini, quali ad esempio la valutazione delle segnalazioni spontanee o l’analisi dei segnali, ma anche le attività che, soprattutto negli ultimi anni, sono state avviate come sorveglianza attiva attraverso la promozione di studi osservazionali su specifici problemi di sicurezza. Inoltre, sono stati riportati singoli approfondimenti sulle diverse vaccinazioni pediatriche, sulla vaccinazione antinfluenzale (stagionale e pandemica) e sulle vaccinazioni dei soggetti adulti.

La stesura di questo rapporto ha evidenziato le peculiarità e le fragilità del sistema di sorveglianza
sulle vaccinazioni che derivano dalla complessità del sistema stesso e che sono dettate dalla necessità del coinvolgimento di numerosi attori con ruoli diversi e competenze multidisciplinari; si pensi ad esempio ai servizi di prevenzione e di sanità pubblica, ai servizi regionali di programmazione, ai servizi per la rilevazione delle coperture vaccinali o a quelli per l’implementazione delle anagrafi vaccinali.

Questo rapporto ha l’obiettivo di fornire l’informazione di ritorno ai segnalatori, quasi sempre operatori del Servizio Sanitario Nazionale, che rappresentano gli elementi portanti con i quali è costruito il sistema della Rete Nazionale di Farmacovigilanza.

La pubblicazione di questo volume rende pubblicamente disponibili i dati sulle segnalazioni sui vaccini raccolte nel corso di questi ultimi due anni. Dalla lettura del volume prende forza un messaggio importante, ovvero che dopo la somministrazione di un vaccino possono verificarsi degli eventi avversi, ma che esiste un sistema che controlla la sicurezza a garanzia e tutela dei cittadini.

Fernanda Ferrazin
Dirigente Ufficio di Farmacovigilanza - AIFA

In questo rapporto viene presentata l’attività di sorveglianza post-marketing dei vaccini, condotta in Italia nel periodo 2009-2010. Nella prima parte sono descritti il sistema di sorveglianza, gli strumenti utilizzati e le criticità riscontrate. Nelle parti seguenti, sono presentati i risultati complessivi per tipologia di vaccini delle analisi effettuate sulle reazioni avverse osservate dopo somministrazioni di vaccini e segnalate attraverso la Rete Nazionale di Farmacovigilanza.

Scarica Il RAPPORTO in formato pdf

lunedì 2 gennaio 2012

Alessandro Liberati ci ha lasciato. Il saluto degli amici pediatri

Ci ha lasciato Alessandro Liberati. Molto, troppo presto, lui che é stato e poteva essere ancora una risorsa per il nostro SSN, capace di introdurre razionalità nelle scelte quando farlo era una scelta di rigore scientifico, non ancora un imperativo di equità e di sopravvivenza di un sistema universalistico. L’avremmo visto bene a capo di un NICE italiano, magari multicentrico, creato sulla base delle eccellenze nazionali, intento a rendere operativo per gli amministratori, i manager, e sopratutto i professionisti un metodo per cui a ciascun paziente, come pure a ciascuna collettività, viene proposto quanto di più efficace, fattibile e accettabile nella prevenzione cosi come nella diagnosi e nella cura. Una bussola del rigore che man mano incorpora i risultati della ricerca e li trasferisce al letto del malato, così come nei distretti, negli studi medici e nelle case. Quanto ce ne sarebbe bisogno, ora più che mai.

Era stato investito di responsabilità da chi credeva in lui, nel Governo, nell'Università, nelle Regioni. Ed era stato aspramente osteggiato, nelle stesse sedi, ma soprattutto dalle lobby che infestano l'Italia della Sanità come l'Italia tutta, fino alle male parole (quel “rosso”, alludendo al pel di carota ma forse anche ad altro), come ostacolo nei confronti di una distribuzione clientelare di fondi, di una valutazione che tutto teneva in conto fuorché il merito.

Caro Alessandro, la tua visione, rigorosa ma mai priva di duttilità, sempre attenta al risultato, ragionevolmente innovativa ci mancherà. Non ti hanno consentito, gli avversari e la malattia, di realizzare tutto quanto avresti voluto. Ma hai seminato parecchio e vedrai crescere molto.

I tuoi amici pediatri

La vita professione di Alessandro Liberati

Riportiamo una delle sue tante testimonianze, ripresa dal sito Partecipasalute che aveva contribuito ad immaginare e creare: a favore di una Salute pubblica partecipe e lontana da interessi personali, di gruppi o di mercato.

C'è bisogno di riallinare la ricerca accademica e commerciale per orientarla verso il paziente

Il progetto PartecipaSalute ha dato spazio diverse volte al tema della priorità della ricerca, cercando di stimolare un dibattito che coinvolgesse in particolare cittadini e loro rappresentanze. Questi ultimi, quando interrogati, hanno sottolineato la necessità e la voglia di essere coinvolti nel dibattito e ancor più la necessità di far correre su un unico binario le priorità dei pazienti e quelle della ricerca.
Esaminando la nostra realtà è invece facile vedere che i binari corrono ancora saldamente paralleli. Vero è, infatti, che i cittadini e i pazienti sono ben lontani dalla stanza dei bottoni: raramente presenti nelle commissioni o gruppi di lavoro, quasi mai coinvolti nella valutazione della assegnazione dei fondi di ricerca, scarsamente rappresentati ed isolati nei comitati etici, ancora episodicamente coinvolti nella messa a punto dei protocolli di ricerca, purtroppo diverse volte compromessi negli ingranaggi sottili del mercato della salute.

Alessandro Liberati, uno degli animatori del progetto PartecipaSalute, sta vivendo queste riflessioni in una propria personale esperienza e si sta adoperando perché dall’esperienza personale nasca una riflessione collettiva.

Con questo spirito riportiamo la traduzione di una sua recente lettera pubblicata dalla rivista Lancet.

Paola Mosconi e Roberto Satolli a nome di PartecipaSalute

La ricerca clinica è motivata da diversi fattori. Alcuni maggiormente difendibili di altri, tuttavia la maggior parte dei ricercatori clinici affermerebbe che la loro ricerca intende migliorare l’efficacia e la sicurezza delle cure. Ci sono esempi nel quale i pazienti riescono ad influenzare ciò che viene studiato, ma in realtà queste sono solo delle eccezioni.
Ho avuto l’opportunità di prendere in considerazione, da più punti di vista, il divario esistente tra quello che i ricercatori studiano e quello di cui i pazienti hanno davvero bisogno. Io sono un ricercatore, ho la responsabilità di assegnare fondi per la ricerca, e ho avuto un mieloma multiplo negli ultimi dieci anni. Pochi anni fa ho dichiarato pubblicamente che le incertezze incontrate all’inizio della mia patologia si potevano evitare. Quasi dieci anni dopo – dopo una ricaduta – ho guardato l’”epidemiologia” degli studi sui mielomi sul sito ClinicalTrials.gov. Al 31 luglio 2011 una ricerca con il termine chiave “mieloma multiplo” ha identificato 1384 studi. Di questi, 107 erano studi comparativi di fase II o III. Tuttavia solo 58 di questi aveva come obiettivo la sopravvivenza globale e in soli 10 questa ultima rappresentava l’obiettivo primario. Nessuno studio clinico riguardava confronti tipo testa a testa tra diversi farmaci o tra diverse strategie. Nel frattempo, gli esperti ritengono che gli studi citogenetici e i profili di espressione genica metteranno in luce trattamenti personalizzati per il mieloma, mentre le aziende farmaceutiche evitano la ricerca che potrebbe mostrare che i farmaci nuovi e più costosi non sono migliori rispetto a quelli di confronto già presenti sul mercato.
Se vogliamo che informazioni più pertinenti diventino disponibili, è necessaria una nuova governance della strategia di ricerca. Non si può pretendere che i ricercatori, abbandonati a sé stessi, affrontino l’attuale squilibrio. I ricercatori sono intrappolati all’interno dei loro interessi – professionali e accademici – che li portano a competere per finanziamenti dell'industria farmaceutica per fasi precoci di trial invece di diventare “campioni” di studi strategici, testa a testa e di fase III.
Non sono i gruppi di pazienti a modificare il modello prevalente di ricerca: data la mancanza di meccanismi espliciti per la prioritizzazione della ricerca essi sono spesso dominati dagli esperti con interessi personali. Né il solo finanziamento pubblico riuscirebbe a risolvere il problema.» necessario sviluppare politiche nella fase di pre-approvazione dello sviluppo di un farmaco e questo processo necessita una stretta collaborazione con le aziende farmaceutiche e continui input degli organismi regolatori.
Una componente essenziale di ogni nuovo modello di strategia sarebbe quella di riunire tutte le parti interessate, partendo da un’analisi delle ricerche esistenti e in corso prodotte indipendentemente da ogni interesse personale. Le associazioni di pazienti con mieloma spendono milioni per sostenere la ricerca con la speranza di promuovere una migliore assistenza. Con il supporto della collettività dovrebbero essere in una posizione di forza per chiedere una ridefinizione dell’agenda di ricerca nell’interesse dei pazienti. Spero che questo approccio possa essere ulteriormente discusso su The Lancet per molte altre aree della ricerca clinica e non solo in oncologia.


Alessandro Liberati

Università di Modena and Reggio Emilia, Modena, Italy; and Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale, Bologna, Italy


Lancet 2011 Volume 378, Issue 9805, Pages 1777 – 1778

Traduzione di Anna Roberto e Paola Mosconi, Istituto Mario Negri

In questo link trovate uno degli interventi pubblici di Alessandro Liberati, a difesa di quella che dovrebbe essere la ricerca scientifica e della sua immediata trasferibilità nella pratica di tutti i giorni