mercoledì 29 febbraio 2012

La rivista Medico e Bambino compie 30 anni






1982-2012


Trenta anni di impegno fedele ed indipendente per la formazione dei pediatri e per la salute dei bambini


Eccoci.

Medico e Bambino si sveglia, allo scampanio dell'anniversario di New England Journal of Medicine, come il topolino si risveglia al passaggio dell'elefante del rajà.
Quell'elefante è stato da sempre uno dei punti di riferimento del topolino: la medicina che va avanti, il sapere che va avanti, il bisogno di onestà, di pulizia culturale e morale, di equità, di condivisione. Il bisogno di una cultura "universale" da riversare nella piccola provincia italiana. L'elefante compie 200 anni, un'eternità, anche per un pachiderma così antico del Mondo; e così anche il topolino si accorge di avere appena compiuto i suoi trent'anni, un'eternità per un topolino. Se ne accorge giusto in tempo, nel febbraio 2012: il primo numero della rivista è infatti datato febbraio 1982; ma cosa volete, è solo un topolino.

Si guarda indietro, guarda le tappe della sua breve storia; si festeggia anche lui, per essere ancora vivo...

Vedi il SOMMARIO del numero di febbraio e leggi l'editoriale per intero ad accesso libero


domenica 19 febbraio 2012

Libro Bianco 2011- La salute dei bambini in Italia


I bambini italiani, pur se gravati come i loro genitori da molti chili di troppo, da sedentarietà e da pessime abitudini a tavola, riescono ancora a cavarsela e le loro condizioni di salute sono complessivamente buone, anche grazie a una rete di protezione familiare che è una tipica tradizione “made in Italy” e che spesso supplisce alle reti di servizi sociali ancora carenti e disomogenee.

Ma l’Italia rischia di rimanere un Paese di “nonni senza nipoti”, tanto sono bassi natalità e ricambio generazionale. Basti pensare che dal 1871 al 2009 la natalità si è quasi dimezzata (-74,25%) e attualmente si assesta al 9,5‰, cioè nascono 9,5 bebè ogni 1000 abitanti, contro, solo per fare qualche esempio, 12,8‰ della Francia, 10,8‰ della Spagna, 12‰ della Svezia e 12,8‰ del Regno Unito.

«E, sebbene la salute complessiva dei nostri bambini resti buona, a preoccupare è la profonda disomogeneità dei servizi assistenziali nelle diverse regioni – afferma il professor Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica -; ciò significa che le opportunità di salute non sono le stesse per tutti i bambini italiani o, in altri termini, essere bambino nel Sud d’Italia non è egualmente facile che esserlo nel Nord-Est del Paese. Disomogenea appare pure l’assistenza ospedaliera in pediatria - aggiunge il professor Ricciardi - c’è necessità di fare una idonea programmazione degli interventi assistenziali e di creare un filtro che parta dal pediatra, per indirizzare al meglio il bambino verso il percorso assistenziale che più risponde ai suoi bisogni, evitando ad esempio ospedalizzazioni inutili».

«Le misure di protezione sociale per la famiglia in Italia - prosegue Ricciardi - sono residuali rispetto alle altre spese per il welfare: questo non è un driver di sviluppo del Paese e della sostenibilità per il futuro. L’Italia non è un Paese a misura di bambino: tutte le politiche del welfare non sono orientate ai bisogni dell’infanzia e non incentivano le giovani coppie a mettere su famiglia». Basti prendere il dato Istat del 2010: la spesa per la protezione sociale sostenuta è pari al 29,9% del Pil. Alla previdenza vengono destinati i 2/3 della spesa (66,4%), alla sanità 1/4 (25,6%), ma per le politiche per la famiglia si spende solo un ventesimo (4,7% - in Francia lo stanziamento è doppio), e solo lo 0,3% del Pil è utilizzato per contrastare l’esclusione sociale e la povertà e favorire le politiche per gli alloggi (il 4,2% in Francia). Ciò spiega anche l’inversione di tendenza che vi è stata negli ultimi dieci anni, con regioni in passato ad alta natalità, quelle del Sud, divenute tra le meno prolifiche, e quelle dove vi sono più servizi per i giovani e le famiglie, ad esempio la Provincia Autonoma di Bolzano, passate da bassi ad alti tassi di natalità.

È questo il quadro, non del tutto roseo, che emerge dal primo “Libro Bianco 2011. La salute dei bambini”, un'approfondita analisi dello stato di salute della popolazione pediatrica italiana fino a 18 anni di età, e della qualità dell'assistenza sanitaria nelle Regioni italiane ricevuta da questa importante fetta di popolazione, che rappresenta il futuro del Belpaese. E' stato pubblicato dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che ha sede presso la sede di Roma dell'Università Cattolica, in collaborazione con la Società italiana di Pediatria (Sip).

«Tra gli elementi più importanti per traghettare l’Italia verso un futuro meno problematico vi sono non solo gli interventi per stimolare la crescita economica, ma anche quelli per favorire la crescita demografica del Paese e quindi la natalità e le famiglie - afferma il professor Ricciardi -. Mai in nessun altro Paese del mondo si è avuto, come in Italia, un tale abbassamento dei tassi di fecondità e natalità in così breve tempo e questo fenomeno è stato sicuramente aggravato dalla continua, dal secondo dopoguerra in poi, carenza di politiche a supporto della famiglia, indipendentemente dal colore e dall’orientamento dei governi in carica, contrariamente a quanto avvenuto sia nei piccoli che nei grandi Paesi europei, come Francia e Germania. Questo Libro Bianco è il primo tentativo per riportare all’attenzione dei decisori, sia nazionali che regionali, la popolazione pediatrica e verrà presto seguito da un Libro Verde di proposte operative per superare l’attuale impasse».

«Il Libro Bianco mette in evidenza non pochi elementi di criticità - afferma il professor Ugazio -: la contrazione della spesa sociale per la maternità e la famiglia, sia a livello nazionale che locale, è forse uno dei più preoccupanti insieme a quello della denatalità e ai numerosi problemi che continuano a rendere non equa e scarsamente efficace l’assistenza socio-sanitaria ai bambini migranti”. “Occorre riportare il bambino e l’adolescente al centro delle scelte sociali e politiche del Paese - continua Ugazio -. Il Libro bianco richiama tutti noi Pediatri al nostro ruolo centrale, alla stessa “mission” del nostro impegno professionale: garantire ai bambini e agli adolescenti la salute globale, cui hanno diritto, giocando un ruolo sempre più attivo non soltanto in ospedale e negli ambulatori, ma come protagonisti attivi delle scelte sociali, che sono indispensabili per garantire ai bambini e agli adolescenti la qualità di vita - fisica, psichica e sociale - cui hanno diritto».

Leggi il LIBRO BIANCO 2011 in formato PDF


venerdì 17 febbraio 2012

La Pediatria sulla grande stampa. Il numero speciale di Medico e Bambino

Quest’anno è un anno particolare per la grande stampa medica. È l’anno in cui il New England Journal of Medicine festeggia il suo duecentesimo compleanno (gennaio 1812 - gennaio 2012). Lo festeggia tra l’altro mettendosi “in linea” con i lettori e dedicando una parte del suo sito al ricordo e alla celebrazione delle pietre miliari della storia della medicina degli ultimi duecento anni e agli articoli della rivista che ne sono stati la testimonianza. Tutto l’archivio (tutto) viene messo a disposizione dei lettori che, abbonati o no, possono scaricare gratuitamente fino a 100 articoli usciti dal gennaio 1812 al dicembre 1989 (per scaricare quelli comparsi successivamente bisogna essere invece abbonati). I contributi di interesse pediatrico che sono apparsi sul New England Journal of Medicine durante tutti i suoi duecento anni di storia sono numerosissimi (limitandosi agli ultimi 60 anni si contano 4021 lavori). Non pochi sono gli articoli che hanno fatto la storia della pediatria e che ancora guidano il nostro operare di oggi e, con un brevissimo richiamo ad alcuni di questi articoli (usciti tra l’inizio degli anni ’50 e la fine degli anni ’80, prima della Pagina gialla…), abbiamo ritenuto di dare il nostro contributo ai festeggiamenti per il duecentesimo compleanno della più importante rivista medica del mondo.

Per quello che riguarda poi gli articoli di interesse pediatrico sulla grande stampa usciti nel 2011, beh! anche quest’anno non sono pochi. Ne troverete recensiti una ottantina. Quelli che, naturalmente, mi sono piaciuti di più ma che anche mi sono sembrati testimoniare meglio gli obiettivi e i problemi della pediatria del nostro tempo e del nostro mondo.
Se qualcuno dei lettori di Medico e Bambino dedicherà un po’ di tempo alla lettura di questo speciale mi piacerebbe che non lo facesse tutto di un colpo. È una lettura che consiglierei di fare a “piccoli sorsi”, magari andando un po’ avanti e un po’ indietro. Mi piacerebbe certamente che fosse leggera e gradita. E forse, così facendo, l’approfondimento di qualche “pezzo” potrebbe anche tornarVi utile nel vostro lavoro quotidiano. Forse.

Alessandro Ventura
Clinica Pediatrica, IRCCS Burlo Garofolo, Università di Trieste

domenica 5 febbraio 2012

Taglio Cesareo: disponibili le nuove linee guida ministeriali


febbraio 2012 - I dati sul ricorso al taglio cesareo in Italia sono noti: il Paese è passato dall’11% sul totale dei parti del 1980 al 28% del 1996 fino a sfiorare il 38% nel 2008, conquistando il primo posto in Europa.

Altrettanto nota è la forte variabilità che si registra tra le diverse Regioni (dal 60% della Campania al 24% del Friuli Venezia Giulia) e tra le diverse tipologie di strutture in cui la donna partorisce (si passa dal 75% nelle case di cura private al 35% degli ospedali pubblici). Una variabilità, che come spesso avviene in sanità, può essere un forte indicatore di inappropriatezza delle pratiche messe in atto dagli operatori sanitari.

Utili a contrastare questo trend potranno rivelarsi le linee guida redatte dal Sistema nazionale per le linee guida e presentate lo scorso 31 gennaio all’ Istituto superiore di sanità.

Il documento “Taglio cesareo: una scelta appropriata e consapevole” arriva a circa due anni dalla pubblicazione della prima parte della linea guida sul taglio cesareo, focalizzata sugli aspetti della comunicazione tra professionisti sanitari e donne, e si concentra sulle indicazioni del cesareo programmato e d’urgenza, sintetizzate in 59 raccomandazioni. Il lavoro è frutto della collaborazione dell’Istituto e delle società scientifiche coinvolte a diverso titolo nel percorso parto.

Le condizioni che costituiscono una chiara indicazione al cesareo non sono numerose:

- la presentazione podalica del feto
- la presenza di lesioni primarie da Herpes simplex a livello genitale nell’ultimo trimestre di gravidanza
- l’infezione da Hiv (ma soltanto se la donna è in terapia antiretrovirale altamente attiva con carica virale plasmatica >50 copie/ml, o in monoterapia con ZDV quale alternativa alla terapia antiretrovirale altamente attiva)
- la coinfezione da virus Hiv e Hcv in donne non in terapia HAART e/o con carica virale Hiv plasmatica >50 copie/ml)
- la placenta previa
- una pregressa rottura dell’utero o un precedente cesareo con incisione longitudinale
- una gravidanza gemellare monocoriale e monoamniotica (che costituisce comunque un’evenienza molto rara)
- il peso stimato del feto superiore ai 4,5 kg nelle donne diabetiche.

Sono da valutare invece i casi in cui:

-il feto è piccolo per epoca gestazionale (ma soltanto se presenta problemi rilevati agli esami strumentali)
- uno dei feti è in presentazione podalica nel corso di una gravidanza gemellare è prevista una sproporzione cefalo-pelvica.

Le linee guida, inoltre, chiariscono che non costituisce un’indicazione al cesareo:

-un pregresso taglio cesareo
-un travaglio pretermine
-un’ infezione da virus dell’epatite B o dell’epatite C
-la gravidanza gemellare.

Il documento inoltre ha sottoposto a revisione le pratiche che, se effettuate durante il travaglio di parto, consentono di ridurre le probabilità di dover ricorrere al cesareo.

Molto forti sono le evidenze scientifiche a favore del sostegno emotivo offerto alla donna durante il travaglio di parto, effettuato da persone con o senza una formazione specifica. Non sono invece disponibili prove conclusive a favore del fatto che l’analgesia peri-midollare o pratiche come il parto in acqua riducano la probabilità del taglio cesareo.

Queste procedure, tuttavia, precisano le linee guida potrebbero avere un’ influenza su altri esiti che sono al di fuori dello scopo del documento.

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