domenica 4 marzo 2018

Con la dieta vegana rischio di danni neurologici al feto


In Italia è stato recentemente segnalato un allarmante, sensibile incremento dei casi di deficit materno di vitamina B12, una malattia rara che può comportare danni neurologici anche molto gravi per il bambino. Nel 2016, infatti, i casi di questa patologia, identificati attraverso lo screening neonatale esteso, sono cresciuti di tre volte rispetto al 2015 (da 42 a 126). Tra le cause di questo incremento c’è proprio la sempre maggior diffusione di diete vegetariane e vegane, che molte donne decidono di non sospendere nemmeno quando si trovano in stato di gravidanza.

Triplicati in due anni i casi di deficit di vitamina B12 in gravidanza con il rischio di danni neurologici permanenti per il neonato: dieta vegana e vegetariana tra le cause. L’allarme arriva dagli esperti dell’ ospedale Bambino Gesù di Roma e dell’ospedale Meyer di Firenze che hanno individuato, attraverso lo screening neonatale esteso, negli errati regimi alimentari della madri uno dei motivi del deficit dell’importante vitamina. Si è passati, spiegano gli esperti, dai 42 casi del 2015 ai 126 del 2016.

I numeri in assoluto sono bassi, spiegano gli specialisti, perché siamo di fronte a una malattia rara, ma “è la crescita a destare allarme”. I dati dei rapporti tecnici Simmesn (Società Italiana per lo studio delle Malattie Metaboliche Ereditarie e lo Screening Neonatale) sono inquietanti. “La vitamina B12, o cobalamina, è contenuta negli alimenti di origine animale, ha un importante ruolo nello sviluppo del sistema nervoso centrale e il suo fabbisogno aumenta in gravidanza. Se la madre non ne assume abbastanza, o peggio non ne assume affatto, può creare al neonato danni neurologici già in utero, che proseguono e peggiorano nei mesi successivi, con l’allattamento”, spiega Carlo Dionisi Vici, responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Patologia Metabolica dell’ospedale Bambino Gesù di Roma.
 
“Per un corretto sviluppo del bimbo, le diete latto-ovo-vegetariane e vegane sono inadeguate, soprattutto considerando l’ambito neurologico, psicologico e quello motorio”, spiega il relatore Andrea Vania, Professore di Nutrizione Pediatrica all’Università La Sapienza di Roma. Fin dai primi mesi di vita, precisano gli specialisti, la scelta migliore è quella che prevede il consumo prevalente di alimenti vegetali, ma anche l’uso, seppur limitato, di prodotti animali. Latte, uova e alimenti ricchi di vitamina B12, ferro e omega 3, devono trovare posto in tavola.

“Il deficit materno di vitamina B12 oggi colpisce circa 1 neonato su 4.000, conta quindi più di 100 casi l’anno in Italia, che non sono affatto pochi – aggiunge – questa condizione si riscontra nei figli degli immigrati provenienti da Paesi come il Pakistan, il Bangladesh o l’India, che per tradizione hanno una dieta prevalentemente vegetariana. Quello che sempre più frequentemente stiamo osservando è la scelta di molte donne italiane di seguire la dieta vegana anche in gravidanza, senza mettere in conto i pericoli che fanno correre ai loro bambini”.

Sull’argomento interviene anche Giancarlo la Marca, presidente Simmesn e direttore del Laboratorio Screening Neonatale Allargato dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer di Firenze: “I mezzi di comunicazione e quelli istituzionali dovrebbero segnalare subito e con forza la pericolosità di una dieta vegetariana o vegana in gravidanza. Le madri carenti di questa vitamina nella loro alimentazione, devono assumere degli integratori durante la gravidanza e l’allattamento, perché i loro figli sono gravemente a rischio di malattia”. Il direttore dell’Osservatorio Malattie Rare, Ilaria Ciancaleoni Bartoli commenta che “trattandosi di una malattia molto grave, ma in molti casi anche facilmente evitabile, fare corretta informazione diventa un dovere etico che spetta a medici, media e istituzioni: una campagna di informazione seria e condivisa potrebbe salvare molte vite”.


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