La letteratura pediatrica, specie quella autorevole, quella sulla “grande stampa”, continua a lanciare messaggi forti che richiamano l’attenzione sul problema degli adolescenti e della loro difficoltà di stare al mondo e del continuo aumento del disagio psico-sociale nel bambino più in generale. Se ne parla sempre di più (e questo è un bene e ci motiva a farcene carico, a considerare tutto questo parte importante e inderogabile del nostro mestiere, a condividere problemi e ricerca delle soluzioni), ma in concreto si agisce poco. E l’adolescente rimane ancora abbandonato a vagare inascoltato e abbandonato in una terra di nessuno: tra una Pediatria che non si getta ancora nella mischia con la buona volontà (l’onestà?) e la consapevolezza che il suo ruolo comporta e la Medicina dell’adulto che ignora: ignora tutto, sul piano scientifico, sul piano assistenziale, sul piano della solidarietà e su quello delle priorità di investimenti. La Pediatria, certo, continua a essere anche il teatro di grandi innovazioni, scoperte, progressi che fanno bene a tutta la Medicina: avanzamenti della ricerca e delle conoscenze sulle basi molecolari delle malattie che anche quest’anno hanno trovato una traduzione inaspettata quanto entusiasmante sul piano delle terapie. Ma poi, nel lavoro di ogni giorno, c’è ancora la pratica delle piccole-grandi cose, dei piccoli grandi casi (spesso indimenticabili). Di cui anche la “grande stampa” non può fare a meno e della cui varietà e peculiarità non ho potuto rinunciare a dare qualche esempio anche sullo speciale di quest’anno. Buona lettura, se ne avete voglia. Con leggerezza, mi raccomando.
a cura di Alessandro Ventura
Professore Emerito di Pediatria, Università di Trieste
Leggi il numero speciale per intero.
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