domenica 13 febbraio 2011

Pochi pediatri nelle ASL. Indagine di Altroconsumo




È quanto rileva l'associazione di consumatori attraverso un’indagine condotta su 40 Asl di 9 capoluoghi italiani. In quasi tutte le città il numero dei pediatri è insufficiente: fanno eccezione solo Palermo e Torino. Supera invece l'esame la qualità dell'accesso all'assistenza con giudizi positivi nella maggior parte dei casi.

C'è chi ha accettato l'unico pediatra libero sul territorio e deve fare 15 chilometri in auto per raggiungerlo. E chi, non avendo trovato un medico con orari adeguati alle proprie esigenze lavorative, è costretto a sentirlo solo al telefono. Trovare un pediatra disponibile in Italia non è sempre facile, come rileva un’indagine presentata dall’associazione Altroconsumo che, per il terzo anno, è scesa in campo consultando gli sportelli di 40 Asl dove si sceglie e revoca il medico di famiglia e il pediatra di libera scelta, in nove città: Milano, Torino, Napoli, Roma, Genova, Bari, Firenze, Bologna e Palermo.
L'obiettivo era quello di verificare sia la qualità e la completezza delle informazioni fornite dagli impiegati, sia la disponibilità di medici con posti liberi.

Per prima cosa, per poter scegliere adeguatamente un pediatra serve un elenco, ossia una lista dei medici che esercitano nella zona di residenza del cittadino. In 26 dei 40 sportelli esaminati da Altroconsumo l'elenco è risultato appeso alla parete o racchiuso in un faldone a disposizione per la consultazione. In 12 casi era invece necessario rivolgersi all'impiegato per ottenerne una copia o consultarlo, con un'inutile perdita di tempo in coda.

Le informazioni ritenute più importanti per la scelta del pediatra sono l'orario di ricevimento e sapere se un medico lavora solo su appuntamento. Anche la data di nascita (e quindi l'anzianità professionale) può risultare un’informazione utile ai genitori. Ma dall’inchiesta emerge che alcuni impiegati non danno informazioni appellandosi a motivi di privacy, com'è successo in una Asl di Bari, oppure che l'elenco affisso alla parete non è aggiornato, come in una Asl di Genova.
Nello specifico, dall'inchiesta emerge che la data di nascita del medico è stata resa disponibile sono in 5 delle 40 Asl consultate (due appartenenti alla città di Firenze, le altre a Bari, Napoli e Roma). L’orario di apertura dello studio era invece disponibile in 26 aziende sanitarie locali, risultando del tutto assente in tutte le Asl sotto esame nelle città di Firenze e Palermo.

Ancora più complicato è tentare di sapere se il medico riceva solo su appuntamento o con libero accesso, soprattutto se si vive a Bari, Firenze, Napoli, Palermo o Roma. In queste città questo genere di informazione risulta essere del tutto assente.
I pediatri associati appaiono fortemente radicati in realtà come quella bolognese, dove sono stati riscontrati su tutto il territorio, mancano invece del tutto a Firenze, Genova, Palermo e Roma.
Palermo, in particolare, sembra essere la città che offre meno a livello di informazioni, fornendo nelle sue Asp solo nome ed indirizzo dei medici pediatri.

Tuttavia, la mancanza di informazioni o l'assenza di un numero adeguato di pediatri non si traduce automaticamente con un basso indice di gradimento da parte dei cittadini riguardo all'accesso all'assistenza. Ad esempio, se i bolognesi definiscono "critica" la disponibilità dei pediatri, il giudizio sull'accessibilità alle prestazioni è tuttavia positivo in tutte le Asl analizzate dall'inchiesta. Al contrario, i palermitani non denunciano problemi nelle possibilità di scelta del pediatra, ma giudicano "mediocre" l'accesso all'assistenza.
Oltre a Bologna, giudizi particolarmente positivi anche a Torino. Nel mezzo risulta essere Roma, dove i giudizi appaiono quasi ovunque accettabili, ma mai buoni.

Proseguendo nell’analisi dei numeri dell’indagine, si può notare come a Milano, Napoli, Firenze e Bologna i pediatri con posti liberi siano pochissimi (vedi Tabella) e le famiglie siano costrette ad accontentarsi di medici che non sempre soddisfano le loro esigenze. Proprio per questo motivo, secondo Altroconsumo, da queste parti si è più soliti ricorrere a un medico privato.
Solo Torino e Palermo, dai dati rilevati, sembrano avere su tutto il loro territorio una buona disponibilità di posti.

Perché i pediatri sono così pochi? Secondo Altroconsumo è una questione di numeri: la convenzione che regola il rapporto tra pediatri e Asl prevede che in ogni Comune ci sia un pediatra per ogni 600 abitanti di età tra zero e sei anni. Il medico può avere in cura fino a 800 pazienti, ma anche molto più grandi, tra 0 e 14 anni di età. In realtà a sei anni un bambino - osserva Altroconsumo - potrebbe anche essere trasferito al medico di base. In genere, però, i genitori preferiscono lasciare i bambini in cura dal pediatra fino ai 14. "Questo - ha spiegato Altroconsumo - genera un grande problema di gestione: il numero di pediatri è stabilito in base ai bambini che hanno meno di sei anni ma, in pratica, i pazienti in cura dal medico sono molti di più. A Milano, per garantire la copertura pediatrica obbligatoria, è stato aumentato il numero di pazienti per ogni medico. Una soluzione tampone: sarebbe stato più opportuno aumentare i pediatri". Del problema si è occupata anche l'Antitrust, evidenziando come il meccanismo di calcolo del numero di pediatri non sia idoneo a garantire un adeguato servizio all'utenza. L’associazione Altroconsumo, insieme a Cittadinanzattiva, si è dunque già rivolta al ministero della Salute per chiedere la modifica del calcolo del numero dei pediatri: “I bambini hanno diritto a un servizio migliore".

1 commento:

  1. In qualunque settore ci sono difficoltà.....siamo propio alla mercè....di chi se ne frega dando spazio ad fatti di mediocre ed effimera entità!!!

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