
Un recente studio svolto in Australia, pubblicato su Arch Intern Med (Weatbrook J et al. 2010;170:683-90) per la prima volta si è posto il problema di documentare prospetticamente quale sia la stima del rischio delle interruzioni nelle procedure.
Sono stati osservati nella preparazione e somministrazione dei farmaci 98 infermieri per un totale di 4371 farmaci somministrati a 720 pazienti in un arco di tempo di 2 anni. Gli osservatori dovevano registrare il numero di interruzioni, il mancato rispetto delle procedure e gli errori clinici (per dose, via di somministrazione, identificazione precisa del paziente etc).
I risultati ottenuti confermano il rischio delle interruzioni. Ogni interruzione si associaza ad un aumento del 12% dei fallimenti procedurali e del 12,7% degli errori clinici. Si è verificata almeno una interruzione nel 53% delle somminoistrazioni. Nel 74% delle somministrazioni è stato osservato almeno un fallimento procedurale (84,6% in caso di interruzioni vs 69,6% nelle somministrazioni condotte senza interruzioni). Nel 25%delle somminstrazioni c'è stato almeno un errore clinico (38,9% con almeno 3 interruzioni rispetto al 25,3% senza interruzioni). L'esperienza degli operatori non si associava a una riduzione degli errori causati nelle interruzioni.
Il lavoro è stato condotto su pazienti adulti. In ambito pediatrico la preparazione di alcuni farmaci (per il noto problema della mancanza di adeguate formulazioni adatte per i bambini) risulta essere più complicata e pertanto il rischio che è stato documentato potrebbe essere maggiore.
Lo studio australiano per la prima volta documenta questo rischio di cui il personale infermieristico in particolare è ben consapevole e cosciente. In ogni ambiente/reparto ospedaliero si rende necessaria una discussione che sia in primis organizzativa e che definisca al meglio le procedure da adottare per evitare le continue interruzioni. Ai medici per il momento vi è il richiamo di favorire la possibilità che il personale infemieristicco svolga nelle condizioni ideali la preparazione dei farmaci: con prescizioni precise e condivise, evitando appunto le interruzioni.
Federico Marchetti
Sono stati osservati nella preparazione e somministrazione dei farmaci 98 infermieri per un totale di 4371 farmaci somministrati a 720 pazienti in un arco di tempo di 2 anni. Gli osservatori dovevano registrare il numero di interruzioni, il mancato rispetto delle procedure e gli errori clinici (per dose, via di somministrazione, identificazione precisa del paziente etc).
I risultati ottenuti confermano il rischio delle interruzioni. Ogni interruzione si associaza ad un aumento del 12% dei fallimenti procedurali e del 12,7% degli errori clinici. Si è verificata almeno una interruzione nel 53% delle somminoistrazioni. Nel 74% delle somministrazioni è stato osservato almeno un fallimento procedurale (84,6% in caso di interruzioni vs 69,6% nelle somministrazioni condotte senza interruzioni). Nel 25%delle somminstrazioni c'è stato almeno un errore clinico (38,9% con almeno 3 interruzioni rispetto al 25,3% senza interruzioni). L'esperienza degli operatori non si associava a una riduzione degli errori causati nelle interruzioni.
Il lavoro è stato condotto su pazienti adulti. In ambito pediatrico la preparazione di alcuni farmaci (per il noto problema della mancanza di adeguate formulazioni adatte per i bambini) risulta essere più complicata e pertanto il rischio che è stato documentato potrebbe essere maggiore.
Lo studio australiano per la prima volta documenta questo rischio di cui il personale infermieristico in particolare è ben consapevole e cosciente. In ogni ambiente/reparto ospedaliero si rende necessaria una discussione che sia in primis organizzativa e che definisca al meglio le procedure da adottare per evitare le continue interruzioni. Ai medici per il momento vi è il richiamo di favorire la possibilità che il personale infemieristicco svolga nelle condizioni ideali la preparazione dei farmaci: con prescizioni precise e condivise, evitando appunto le interruzioni.
Federico Marchetti