mercoledì 13 ottobre 2010

Vaccini e disinformazione sui Social network: colpa di chi?


Roma, 29 set. (Adnkronos Salute) - Le vaccinazioni oggi in Italia "sono come le streghe di qualche secolo fa, su cui si diceva di tutto". E' l'amara constatazione di Daniel Jacques Cristelli, presidente del Gruppo Vaccini di Farmindustria, che nel corso di un workshop oggi a Roma ha diffuso i dati di una ricerca sulla percezione della vaccinazione sui social network in Italia, condotta da Sanofi Pasteur MSD. Una fotografia da cui i vaccini escono piuttosto male: solo su Facebook - visitato ogni giorno da 8 milioni di persone - si contano 40 mila pagine e 1.200 gruppi sui vaccini, nel 95% dei casi caratterizzati da un'immagine negativa. Le cose non vanno meglio su YouTube (visitato da 7 milioni di utenti al giorno): a marzo c'erano 10 mila filmati sui vaccini, con 10 nuovi video ogni giorno, nel 90% dei casi negativi; o su My Space (200 milioni di utenti al giorno e 2 mila pagine sul tema, nel 70% dei casi con un'immagine negativa). Un po' meglio su Twitter (che però in Italia conta appena 100 mila visitatori giornalieri): 70 mila pagine sui vaccini, solo per il 20% con un'immagine negativa. In generale, comunque, i social network (e la ricerca ha esaminato gli 8 più diffusi) sembrano bocciare questo mezzo di prevenzione.

"L'avversione nei confronti delle vaccinazioni è cosa antica - ha detto Giovanni Rezza del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità - basta guardare le 'vignette' ottocentesche sui presunti effetti del vaccino anti-vaiolo messo a punto nel 1796 da Edward Jenner". Immagini improbabili, che fanno sorridere, "ma il movimento anti-vaccinale può creare seri danni, come è accaduto nel caso della pertosse in Gran Bretagna negli anni '70", dice Rezza.
"Siamo tutti vittime di una cattiva comunicazione sui vaccini - lamenta Cristelli - Scomparsa la figura dell'autorità che sa tutto, fioriscono miliardi di opinion leader sul web, dove si trovano informazioni confuse, vecchie, attendibili e non mescolate fra loro". Proprio per sfatare miti e leggende sui vaccini, è stato presentato alla stampa un documento con 30 domande e risposte in materia, che sarà rielaborato e integrato, per costituire un Libro Bianco sulle vaccinazioni. Dalle reazioni dell'organismo, al contenuto dei vaccini, ai prodotti in fase di sviluppo, ai controlli, fino alle strategie di ricerca, in 30 punti si analizzano "i temi che sono apparsi più spesso confusi sul web. E' importante invece fare chiarezza, perché - dice Cristelli - la confusione fa male a tutti". E se il caso dell'influenza A/H1N1 e della campagna vaccinale disertata da cittadini e operatori è ancora fresco, Cristelli ha tenuto a dire che "l'H1N1 non è stata una buona operazione per l'industria, in termini finanziari e di immagine". E bisogna ancora vedere che riflessi avrà la vicenda sulla prossima campagna vaccinale contro l'influenza stagionale. Insomma, c'è ancora troppa confusione su questo tema, anche fra gli stessi operatori sanitari. Come è emerso anche dal fatto che, in occasione della pandemia influenzale, appena il 10-15% di medici e infermieri italiani si è vaccinato. "La battaglia sarà lunga - prevede Cristelli - ma è importante arrivare a garantire alle persone una fonte di informazioni attendibili, vere e condivise".

La sintesi dei contenuti dell'importante incontro che si è tenuto a Roma il 29 settembre dal titolo "Vaccini il passaparola che confusione" promosso da Confindutria ci sembrano di rilievo, perchè prendono atto di quali devono essere i metodi di comunicazione da seguire nel 2010 per una corretta ed adeguata informazione dei cittadini. Problema al momento inevaso e che riguarda non solo i moderni sistemi di social network ma anche i più tradizionali sistemi di informazione: la televisione e la carta stampata.
La domanda di fondo tuttavia rimane la stessa: da chi e come i social network prendono le loro informazioni e perchè le informazioni riportate sono spesso distorte se non addirittura contrarie alle evidenze? L'interessante libro bianco può dare adeguate risposte (ce lo auguriamo); ma non sarebbe utile oltremodo riflettere, discutere ed ammettere gli errori commessi nell'ambito di progetti di campagne vaccinali o non eseguiti con sufficiente forza, metodo e strategia innovativa di comunicazione o al contrario proposti con metodi sbagliati e contraddittori, basati su presupposti epidemiologici non precisi a dire poco (vedasi "pandemia" per l'H1N1)? E cosa dire di alcune vaccinazioni che sono offerte sul territorio nazionale a macchia di leopardo? Cosa possono dire in questi casi i social network?
Il dipartimento della Prevenzione del ministero della salute, il Consiglio Superiore di Sanità, la conferenza Stato-Regioni, l’Istituto Superiore di Sanità, l’Aifa, il Ccm sono le sei figure istituzionali che hanno voce in campo vaccinale. In genere lavorano in sintonia, ma spesso hanno opinioni diverse. La convergenza delle fonti istituzionali sarebbe quindi già un primo passo, magari definendo sistemi e metodi di comunicazione innovativi, anche utilizzando, in modo efficace, i Socialnetwork. La rivoluzione, anche culturale, potrebbe iniziare proprio da lì. Pensiamoci...a partire magari non dalla coda del problema ma dalla testa.


1 commento:

  1. Credo invece che con la sconsiderata gestione della pandemia da virus H1N1, non dimentichiamo che in Italia ci siamo distinti per l' azione di sabotaggio che ha avuto il suo motore nella classe medica quasi in toto, si siano persi molti punti nella battaglia di contrasto nei confronti dei gruppi degli antivaccinatori.
    Ora si cerca di ricostruire un' immagine di compattezza e di principi condivisi, ma sarà difficile cancellare il ricordo di una debacle che ci ha visti agli ultimi posti nell' ambito delle nazioni civilizzate ( peggio di noi forse solo la Polonia) nei risultati raggiunti dalla campagna vaccinale pandemica.

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