domenica 31 luglio 2011

La ricerca pubblica deve beneficiare la società, non il grande business.

Una Ricerca Pubblica a Servizio della Società e non del business.



Più di 100 organizzazioni di Ricerca e della società civile hanno mandato una lettera aperta alla Commissione Europea in merito alle Strategie e ai Fondi per la ricerca e l'innovazone per il periodo 2014-2020. Questa lettera è ora aperta ad adesioni individuali.


Open Letter to the European Commission concerning the Common Strategic Framework for EU Research and Innovation Funding (2014-2020)

Lettera aperta
  • J.M.D. Barroso, Presidente della Commissione Europea
  • Commissari e servizi della Commissione Europea
  • Membri del parlamento Europeo
  • Rappresentanti degli Stati Membri
  • La ricerca pubblica deve beneficiare la società, non il grande business.

    Una lettera aperta sulle strategie per la gestione dei fondi comunitari per la ricerca e l’innovazione.

    La ricerca che oggi è riconosciuta come priorità ed è dunque finanziata avrà un impatto decisivo sul futuro della nostra società e del nostro pianeta. E’ necessario dunque che il programma quadro di ricerca europeo sia guidato dalle necessità della società e dell’ambiente anziché da quelle del grande business.

    La nostra società si trova ad affrontare grandi sfide dal punto di vista ecologico, sociale ed economico. Non è certamente il momento per il “business as usual”, poiché è necessario un cambiamento radicale della società per gestire queste sfide. La ricerca e la tecnologia ricoprono un ruolo cruciale, ma devono – specialmente se sono finanziate da fondi pubblici – dare benefici a tutti i settori della società.

    In questi tempi in rapida evoluzione, ricerca e innovazione svolgono un duplice ruolo: da una parte consentono l’ampliamento della conoscenza e lo svolgimento di un processo decisionale informato, dall’altra possono anche contribuire a far emergere nuovi problemi. La ricerca su energia nucleare, farmaceutica, transgenico, biologia sintetica, nanotecnologie, spazio e militare – ad esempio – ha visto all’opera il grande business beneficiato da generosi sussidi pubblici, nonostante una diffusa preoccupazione sui possibili impatti ambientali e sociali. Questo ha marginalizzato e limitato i finanziamenti disponibili per la ricerca in settori importanti come la tutela ambientale, la politica sanitaria di prevenzione, l’agricoltura biologica e a basso input, il risparmio energetico e le energie rinnovabili, i problemi di approvvigionamento idrico, nonché le scienze sociali che contribuiscono all’analisi dei cambiamenti sociali ed alla risoluzione di problemi che non sono direttamente focalizzati su soluzioni tecnologiche.

    L’agenda della ricerca che da priorità alle quote di profitto e di mercato è incapace di venire incontro alle sfide sociali ed economiche che l’Europa sta affrontando in particolare perché queste sfide richiedono modelli di sviluppo economico alternativi a quelli di massima crescita, massimo profitto che hanno portato a questo eccesso devastante. La ricerca Europea dovrebbe promuovere e focalizzarsi sulle innovazioni che portano soluzioni anziché fare ricerca sulle tecnologie che rappresentano la fine del circuito e che non affrontano le cause alla radice dei problemi che la società si trova ad affrontare.

    Siamo preoccupati, pertanto, che la strategia Europa 2020 e l’iniziativa su Ricerca e Innovazione dell’Unione si focalizzino quasi esclusivamente sulla competitività. Questo prevede una società guidata da scelte tecnologiche anziché basata su soluzioni politico sociali e minaccia di imporre un inaccettabile influenza del grande business nel prossimo programma quadro di ricerca dell’UE (2014-2020).

    Molte delle associazioni firmatarie, che vogliono lavorare in un ampio raggio di tematiche legate alla giustizia sociale, ambientale ed economica hanno espresso i loro dubbi sull’influenza del grande business nell’attuale settimo programma quadro di ricerca “PQ7” dell’UE. Noi abbiamo sottolineato problemi quali la dominazione dell’industria nelle piattaforme tecnologiche europee (EPTs) e negli organismi “informali” di definizione dell’agenda quali il Forum Europeo su Sicurezza, Ricerca e Innovazione. Questi canali creano un conflitto di interesse strutturale, permettendo alle lobby industriali di definire l’agenda della ricerca dell’UE e di assicurarsi l’offerta di fondi pubblici. La sistematica implementazione di partenariati pubblico- privati nella ricerca prevista dalla commissione Europea può esacerbare i problemi esistenti e minare l’innovazione prodotta dalla società.

    L’Unione europea ha già finanziato in misura limitata ricerche volte a esplorare e promuovere alternative (in particolare nel suo programma Scienza e società), ma siamo preoccupati che queste opportunità finora marginali siano ulteriormente limitate nei programmi a venire.

    Le questioni etiche rispetto a molte delle tecnologie controverse che l’UE sta già finanziando sono state inoltre messe al margine. La guida etica dell’UE ed i meccanismi di conformità devono essere urgentemente revisionati per assicurare che i dibattiti più importanto sull’impatto delle nuove tecnologie possano essere indirizzati e considerati come parte dell’intera agenda di ricerca. Il ruolo delle scienze sociali, in particolare, non dovrebbe essere limitato alla “accettazione” delle tecnologie.

    La ricerca che renderà l’Europa (e il mondo) un luogo ecologicamente sostenibile, salubre e pacifico dove vivere deve recuperare un carattere prioritario rispetto alla ricerca che fornisce tecnologie vendibili sul mercato. Noi, le organizzazioni della società civile e del mondo scientifico che firmano, pensiamo che un’altra politica della ricerca e dell’innovazione non è solo possibile, ma assolutamente necessaria per rispondere alle sfide che le nostre società si trovano ad affrontare.

    Invitiamo quindi le istituzioni europee ad adottare misure per:

    • Superare il mito che solo tecnologie altamente complesse e costose possono portare al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, occupazione e benessere e focalizzarsi invece su soluzioni concrete per affrontare le sfide ambientali, economiche e sociali.
    • Assicurare che il concetto di innovazione includa forme sociali e localmente adattate di innovazione allo stesso modo dello sviluppo tecnologico e facilitare la cooperazione e lo scambio di conoscenze tra le organizzazioni della società civile e del mondo accademico al fine di realizzare le potenzialità innovative del settore non-profit.
    • Stabilire un processo decisionale democratico, partecipativo e trasparente per l’allocazione dei finanziamenti alla ricerca, libero dai conflitti di interessi e dalla dominazione dell’industria consentendo alla società civile la piena partecipazione ai programmi di ricerca dell’UE, sin dalla definizione dell’agenda.
    • Garantire che tutti gli esperti e consulenti per la ricerca nell’UE siano nominati in modo trasparente per fornire competenze imparziali e indipendenti, liberi da conflitti di interessi; sostituire i gruppi di esperti e le piattaforme tecnologiche dominati dall’industria con gruppi che forniscano una visione bilanciata dei punti di vista e dei portatori di interesse.
    • Assicurare che i benefici della ricerca finanziata con fondi pubblici siano fruibili dalla società in modo sistematico, favorendo le politiche di accesso open source nel prossimo Inquadramento strategico comunitario.

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